venerdì 19 ottobre 2012

HELICOBACTER PYLORI





L' Helicobacter pylori (Hp) è un batterio a forma di spirale che vive nello stomaco e nel duodeno (il tratto di intestino subito al di sotto dello stomaco), causando una infiammazione della mucosa gastrica (gastrite).



Il succo gastrico è composto da acido cloridrico concentrato ed enzimi digestivi, che possono sciogliere rapidamente anche i cibi più duri o i microrganismi più resistenti. Batteri, virus e la bistecca della cena di ieri, vengono tutti disciolti in questo bagno mortale di prodotti chimici. Per tale ragione, si è sempre pensato che lo stomaco fosse sterile; ma la scoperta dell' Hp da parte di scienziati australiani, nel 1983, ha modificato questa convinzione.

L' Hp, ha un modo tutto particolare di adattarsi all'ambiente inospitale dello stomaco: lo stomaco è protetto dal suo stesso succo gastrico, da uno spesso strato di muco che ricopre la mucosa gastrica, e l'Hp approfitta di questa protezione, vivendo e moltiplicandosi proprio nello strato mucoso. Al riparo dal succo gastrico, neutralizza poi l'acido che riesce a raggiungerlo, mediante un enzima che possiede, chiamato "ureasi". L'ureasi converte l'urea, contenuta abbondantemente nello stomaco, in bicarbonato ed ammonio, che sono alcali forti e che neutralizzano l'acido cloridrico. Si crea quindi una piccola "nuvola" di prodotti chimici che neutralizzano l'acido intorno all' Hp e lo proteggono.

La reazione della idrolisi dell' urea, viene utilizzata nella diagnosi di infezione da Hp: è infatti alla base dell' "Urea Breath Test", uno dei test più sensibili ed affidabili oggi disponibili.

Un'altra difesa dell'Hp consiste nel fatto che le difese immunitarie naturali dell'organismo, non possono raggiungerlo nel muco gastrico. Il sistema immunitario risponde all'infezione da Hp inviando globuli bianchi, linfociti T "Killer" ed altri fattori di difesa, ma questi non riescono a raggiungere l'infezione perchè non penetrano agevolmente la barriera mucosa dello stomaco. Però non vanno neanche via, così i fattori immunitari si accumulano sempre più: i Polimorfonucleati (un tipo di globuli bianchi) muoiono ed il loro contenuto altamente distruttivo (radicali superossido) si riversa sulle cellule della mucosa gastrica. Inoltre vengono inviati tramite la circolazione ematica nutrienti in più per rinforzare i globuli bianchi e l'Hp ne approfitta, nutrendosi esso stesso di tali composti. In tal modo, entro pochi giorni si sviluppa una gastrite che può talvolta progredire fino all'ulcera peptica. Si ritiene infatti che non sia l'Hp stesso a provocare il danno della mucosa gastrica, ma la risposta immunitaria al microrganismo.

TRASMISSIONE

Si ritiene che l'Hp si trasmetta per via oro-fecale, in seguito all'ingestione di cibo o altro materiale contaminato con materiale fecale (l'igiene delle mani diventa fondamentale per evitare il contagio). E' inoltre possibile che l' Hp, risalendo dallo stomaco alla bocca in seguito a reflusso gastro-esofageo, possa trasmettersi anche tramite contatto orale.

DIFFUSIONE

Nel mondo occidentale, l' Helicobacter pylori infetta circa il 20 % delle persone al di sotto dei 40 anni e circa il 50 % di quelle di più di 60 anni. E' invece raro nei bambini.

LE MALATTIE ASSOCIATE AD H.P.

Ulcera duodenale

Le ulcere duodenali, si manifestano nella prima parte dell'intestino, 3-5 cm dopo la fine dello stomaco, in pazienti con una infezione da H. pylori. Se le ulcere vengono trattate con antiacidi (Zantac, Ranidil, Omeprazolo ecc.), in genere recidivano quando viene interrotto il trattamento. I farmaci antiacidi sono quindi costosi e non curano alla radice il problema dell'ulcera. E' stato provato che eradicando l' Hp, molti pazienti guariscono definitivamente. Il trattamento è più efficace in pazienti al di sotto dei 50 anni, ma ne traggono beneficio anche soggetti più anziani. Dopo aver eradicato l'H. pylori, la maggior parte dei pazienti (80 %) sarà in grado di sospendere le terapie con antiacidi (Zantac, Ranidil. Famodil, Lansox, ecc. ecc.).



Ulcera gastrica

Sono ulcere che si formano sulla parete dello stomaco e riconoscono due cause: la più comune è l'infezione dello stomaco da H. pylori (70 % circa). Anche se le ulcere gastriche hanno un comportamento più complesso di quelle duodenali, l'efficacia del trattamento antibiotico dell'ulcera gastrica sembra essere simile a quella dell'ulcera duodenale (tasso di guarigione 70 - 90 % se l'Hp viene eradicato). Vale la pena notare che gli antibiotici attivi contro l' Hp sono stati usati per diversi anni in Cina come trattamento per l'ulcera gastrica con ottimi risultati.

Circa il 30 % delle ulcere gastriche non sono causate da H. pylori, ma sono dovute all'effetto corrosivo di farmaci antifebbrili, antinfiammatori e antidolorifici (aspirina e derivati). Tuttavia se è presente l' Hp, anche queste ulcere possono beneficiare della terapia antibiotica. Se invece l' Hp non è presente, è sufficiente un trattamento con farmaci antiacidi.



Tumori dello stomaco

Il cancro dello stomaco (adenocarcinoma gastrico) è spesso associato ad H. pylori (70 - 90 %). In una estesa revisione di casi di carcinoma gastrico, l' Eurogast Study Group ha dimostrato che la presenza di H. pylori determina un aumento di circa 6 volte del rischio di cancro gastrico. Si pensa che la gastrite cronica conduca a metaplasia intestinale che a sua volta può degenerare in tumore maligno.

Un altro tumore gastrico, il linfoma maligno a basso grado o MALToma, sembra derivare dalla degenerazione maligna di tessuto linfoide associato alla mucosa (MALT - Mucosa Associated Lymphoid Tissue). Studi bioptici retrospettivi hanno dimostrato che il 90 % di questi MALTomi sono associati alla presenza di H. pylori, e studi recenti sembrerebbero dimostrare circa il 50 % di guarigioni di MALTomi localizzati, dopo eradicazione di H. pylori

Dispepsia non ulcerosa ed alcuni casi di nausea e vomito

Nei pazienti con dispepsia cronica (cattiva digestione) che non hanno ulcera peptica, il ruolo dell' H. pylori non è stato ancora chiarito. Bisogna quindi considerare prima di tutto altre possibili cause per la sintomatologia dispeptica, ma se vengono escluse altre cause e viene dimostrata la presenza di H. pylori, si deve prendere in considerazione una ciclo di terapia anti-Helicobacter.

In alcuni pazienti si ottengono risultati immediati dopo la terapia, in altri si ha un miglioramento graduale nell'arco di alcuni mesi.

Alcuni studi indicano che pazienti con nausea e vomito ricorrenti, guariscono dopo eradicazione dell' Hp



Altre sindromi

Questo paragrafo contiene molte teorie non provate ed informazioni aneddotiche senza prova scientifica, tuttavia può offrire qualche traccia per alcune condizione cliniche ancora non ben comprese.

Ci sono diverse malattie che potrebbero essere causate o peggiorate dall' H. pylori: l' Acne Rosacea, ad esempio, una eruzione cutanea rossastra che compare sul volto, risponde talvolta alla terapia contro l' Hp.

I pazienti con Hp hanno una aumentata permeabilità della mucosa gastrica e sono potenzialmente esposti ad antigeni non digeriti provenienti dai cibi e questa situazione può portare a problemi del sistema immunitario.

Gli anticorpi anti-Helicobacter possono reagire con un meccanismo di immunità crociata, anche verso alcuni tessuti del tratto gastrointestinale, portando alla formazione di autoanticorpi contro questi tessuti.

Alcuni rash cutanei di origine non definita sono talvolta scomparsi dopo terapia per Hp.

Molti pazienti riferiscono, dopo terapia per Hp, scomparsa di astenia e notevole aumento del benessere generale, la terapia per Hp andrebbe quindi presa in considerazione nella Chronic Fatigue Syndrome (Sindrome della Stanchezza Cronica).

Molte persone con alitosi cronica, rispondono bene al trattamento per l' Hp: può darsi che ciò sia dovuto al fatto che molti batteri presenti nella bocca rispondono agli stessi antibiotici usati per Hp, ma può anche darsi che Hp sia la causa diretta dell'alitosi (cattiva digestione, acloridria ecc). In ogni caso, vale la pena di trattare l' infezione da Hp.

TUMORE ALLA MAMMELLA




Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 37.000 nuovi casi: il tumore del seno è il più frequente nel sesso femminile. Grazie, però, ai continui progressi della medicina e agli screening per la diagnosi precoce, nonostante il continuo aumento dell’incidenza, di tumore del seno oggi si muore meno che in passato.
Sono stati identificati molti fattori di rischio, alcuni modificabili, come gli stili di vita, altri invece no, come l’età (la maggior parte di tumori del seno colpisce donne oltre i 40 anni) e fattori genetico-costituzionali. Tra gli stili di vita dannosi si possono citare, per esempio, un’alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali, il vizio del fumo e una vita particolarmente sedentaria.
Ci sono inoltre alcuni fattori legati alla vita riproduttiva che possono influenzare il rischio di tumore del seno: un periodo fertile breve (prima mestruazione tardiva e menopausa precoce) e una gravidanza in giovanissima età sono protettive, così come l’allattamento per oltre un anno.
Il 10 per cento circa dei tumori del seno è ereditario, legato cioè alla presenza nel DNA di alcune mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2.
La prevenzione del tumore del seno deve cominciare a partire dai 20 anni con l’autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese. E’ indispensabile, poi, proseguire con controlli annuali del seno eseguiti dal ginecologo o da uno specialista senologo affiancati alla mammografia annuale dopo i 50 anni o all’ecografia, ma solo in caso di necessità, in donne giovani.
La visita senologica consiste nell’esame clinico completo del seno da parte di un medico specializzato. È una metodica semplice e indolore, effettuata nello studio del medico senza l’ausilio di particolari strumenti. Questo tipo di valutazione da sola in genere non è sufficiente a formulare una diagnosi precisa, ma può sicuramente essere utile per chiarire situazioni un po’ sospette.
Il senologo, prima di cominciare l’esame vero e proprio delle mammelle, si occupa dell’anamnesi, ovvero della raccolta di informazioni che potranno essere utili per formulare la diagnosi finale: eventuale presenza di casi di tumore del seno in famiglia, età di comparsa del primo ciclo mestruale e della menopausa, gravidanze, alimentazione, terapie ormonali (contraccettivi orali, terapie ormonali sostitutive in menopausa, eccetera). Solo dopo aver terminato questa fase il senologo può procedere con l’esame clinico propriamente detto che parte con l’osservazione e termina con la palpazione: il medico compie tutti quei gesti che ogni donna dovrebbe compiere mensilmente nel corso dell’autopalpazione.
La visita periodica dal senologo non è necessaria per le donne più giovani, ma è sufficiente effettuare con regolarità l’autopalpazione del seno (una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo) e rivolgersi al proprio medico di base e al ginecologo per i controlli. In caso di dubbio è proprio il medico generico o il ginecologo a consigliare una visita senologica specialistica durante la quale, grazie anche ad altri esami quali l’ecografia, è possibile distinguere tra patologie maligne e benigne del seno e se necessario, impostare la terapia più corretta. La visita annuale è fortemente consigliata dopo i 40 anni, mentre dopo i 50 è necessaria anche la mammografia.
Le donne dispongono di strumenti molto efficaci per la diagnosi precoce del tumore del seno, primo tra tutti la mammografia, affiancata da altri quali ecografia o risonanza magnetica. La prevenzione è fondamentale perché individuare un tumore ancora molto piccolo aumenta notevolmente la possibilità di curarlo in modo definitivo, ma è importante scegliere lo strumento più adatto.
Tra i 20 e i 40 anni generalmente non sono previsti esami particolari, se non una visita annuale del seno dal ginecologo o da un medico esperto. Solo in situazioni particolari, per esempio in caso di familiarità o di scoperta di noduli, è possibile approfondire l’analisi con una ecografia o una biopsia (agoaspirato) del nodulo sospetto. La mammografia non è raccomandata perché la struttura troppo densa del tessuto mammario in questa fascia di età renderebbe poco chiari i risultati.
Tra i 40 e i 50 anni le donne con presenza di casi di tumore del seno in famiglia dovrebbero cominciare a sottoporsi a mammografia con cadenza annuale, meglio se associata a ecografia vista la struttura ancora densa del seno.
Tra i 50 e i 60 anni il rischio di sviluppare un tumore del seno è piuttosto alto e di conseguenza le donne in questa fascia di età devono sottoporsi a controllo mammografico ogni anno.
Infine, anche dopo i 60 anni la prevenzione oncologica è importante e, nel caso del tumore del seno, lo è ancora di più, dal momento che tra i 50 e i 70 anni il rischio di sviluppare questo tumore raggiunge il suo massimo. Gli esperti consigliano una mammografia ogni due anni almeno fino ai 75 anni perché la vita media si è allungata e si possono ottenere buoni risultati terapeutici anche in pazienti anziane.
Nelle donne positive al test genetico per BRCA1 o 2 è indicata un’ecografia semestrale e una risonanza annuale, anche in giovane età.
Anche se la mammografia rimane uno strumento molto efficace per la diagnosi precoce del tumore del seno, oggi sono disponibili anche altre tecniche diagnostiche come la risonanza magnetica (ancora limitata a casi selezionati), la PEM (una tomografia a emissione di positroni - PET - specifica per le mammelle) e un nuovo esame già definito il Pap-test del seno che consiste nell’introduzione di liquido nei dotti galattofori (i canali attraverso i quali passa il latte) e nella successiva raccolta di questo liquido che porta con sé anche alcune cellule. Grazie al microscopio è poi possibile individuare quali tra le cellule fuoriuscite ha caratteristiche pretumorali permettendo una diagnosi molto precoce del tumore del seno.
L’autopalpazione è un esame che ogni donna può effettuare comodamente a casa propria: permette di conoscere profondamente l’aspetto e la struttura normale del seno e quindi di poter cogliere precocemente qualsiasi cambiamento. L’esame si svolge in due fasi:
  • l’osservazione permette di individuare mutazioni nella forma del seno o del capezzolo,
  • la palpazione può far scoprire la presenza di piccoli noduli che prima non c’erano.
Quando si parla di autopalpazione si pensa solo a un esame per la ricerca di noduli nella ghiandola mammaria, ma in realtà grazie a questo esame possono emergere altri segnali che devono spingere a consultare un medico, come retrazioni o cambiamenti della pelle, perdite di liquido dai capezzoli e cambiamenti di forma della mammella.
A partire dai 20 anni l’esame può essere effettuato una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo. Rispettare questi tempi è importante perché la struttura del seno si modifica in base ai cambiamenti ormonali mensili, e si potrebbero di conseguenza creare, in alcuni casi, confusioni o falsi allarmi.
È bene ricordare che, oltre agli ormoni, anche l’età, il peso corporeo, la familiarità e l’uso di contraccettivi orali influenzano la struttura del seno che, a volte, specialmente nelle donne giovani, si presenta particolarmente densa e difficile da valutare correttamente con l’autoesame.
Tra i 40 e i 50 anni l’incidenza (cioè i numero di nuovi casi) del tumore del seno aumenta in modo rapido e costante e quindi le donne in questa fascia di età non possono rinunciare all’autopalpazione come strumento di prevenzione. Con il sopraggiungere della menopausa, l’esame può essere eseguito indifferentemente in qualunque periodo del mese e deve essere effettuato con regolarità anche e soprattutto dalle over 60 poiché il picco di incidenza (numero di nuovi casi) del tumore del seno si colloca proprio tra i 65 e i 70 anni.
L’autopalpazione rappresenta un primo strumento di prevenzione del tumore del seno, ma da sola non può bastare e deve essere abbinata, a partire dai 45-50 anni, o anche prima in caso di familiarità o alterazioni, a visite senologiche ed esami strumentali più precisi come ecografia o mammografia.


MAMMOGRAFIA




Che cos’è
La mammografia è un esame radiologico che, utilizzando raggi x, consente uno studio molto accurato delle mammelle.
Come si esegue
Attualmente l’esame viene eseguito impiegando una apparecchiatura radiologica dedicata, il mammografo.

La mammella viene posizionata su un apposito sostegno e compressa mediante un piatto in materiale plastico detto compressore.

Vengono eseguite, di base, due proiezioni (cranio-caudale ed obliqua mediolaterale) per ogni mammella: in totale si ottengono quindi quattro radiografie.
Ulteriori proiezioni aggiuntive possono essere eseguite quando necessario. L’acquisizione delle immagini dura, per ogni proiezione, pochissimi secondi. Complessivamente l’indagine dura 10-15 minuti.


Non vengono somministrati farmaci e non viene utilizzato mezzo di contrasto.

Non è necessaria alcuna preparazione prima dell’esame; non viene effettuata alcuna forma di anestesia. Al termine dell’esame la donna può lasciare il centro immediatamente; non è necessario un periodo di osservazione né essere accompagnati.
Quando si esegue
Nelle donne con il ciclo mestruale ancora presente, è opportuno eseguire l’esame nella prima metà del ciclo, perché è il periodo in cui il seno è meno teso e quindi più facilmente comprimibile. Inoltre in questa fase è possibile escludere una eventuale gravidanza.
Nelle donne in fase postmenopausale è generalmente possibile eseguire l'indagine in qualunque momento.
Avvertenze
Al momento dell’esecuzione dell’esame è importante portare con se tutta la documentazione relativa ad indagini diagnostiche senologiche eseguite in precedenza. Potrebbero essere di fondamentale importanza per il medico radiologo per un eventuale confronto.
La compressione del seno è irrinunciabile per una corretta esecuzione dell’esame; è consigliabile diffidare di indagini eseguite senza adeguata compressione della mammella.
Segni radiologici di tumore
I principali segni radiologici di tumore sono costituiti dalla presenza di opacità a margini più o meno irregolari, aree di distorsione parenchimale, lesioni stellate, asimmetrie, microcalcificazioni.
Limiti della mammografia
La mammografia è l'esame più importante per la diagnosi del carcinoma della mammella. Tuttavia la metodica, sebbene notevolmente perfezionata nel corso degli anni, non è in grado di riconoscere la totalità delle lesioni neoplastiche mammarie: nelle casistiche più recenti si riporta dal 10 al 20% di tumori non diagnosticati con la mammografia; le cause possono essere relative al tumore stesso (troppo basso contrasto intrinseco nei confronti dei tessuti circostanti), alla scarsa qualità della mammografia, al mancato riconoscimento da parte del radiologo. I limiti della mammografia sono particolarmente gravi nelle donne con un seno cosiddetto "denso", nelle quali la presenza di una ghiandola mammaria di elevata radiopacità impedisce uno studio adeguato e rende difficoltoso, se non impossibile, il riconoscimento dei segni radiologici del tumore.
La maggiore limitazione alla risoluzione di questi problemi sta nella natura stessa delle modalità con cui si ottiene l’immagine mammografica: nel sistema tradizionale, infatti, l’acquisizione, l’esame e l’archivio dell’immagine sono tutti concentrati in un unico oggetto, la pellicola radiografica, con impossibilità quindi di ottimizzare separatamente le singole procedure.
 


domenica 30 settembre 2012

IL PUNTO G ESTISTE, MA NON TUTTE LE DONNE CE L'HANNO

Il punto G è uno dei misteri più discussi del corpo femminile. Ora, uno studio pubblicato sul tema promette di svelarlo: il famigerato «punto G» esiste.
LA NUOVA RICERCA - Ne è sicuro Adam Ostrzenski dell'Institute of Gynecology di St. Petersburg in Florida, che sostiene di avere anatomicamente isolato e descritto, per la prima volta, il «fulcro» del piacere femminile. Lo studioso americano, dopo aver dedicato diversi anni della sua vita nel cercarlo, sostiene che il punto G esiste e si trova «tra apparato genitale e urinario e forma un angolo di 35 gradi con la parete laterale dell'uretra». Il lavoro di individuazione del tessuto, svolto sul corpo di una donna deceduta a 83 anni, se confermato dalla comunità scientifica, sarebbe la prima conferma anatomica della sua esistenza. Adam Ostrzenski svela anche le dimensioni e la composizione del punto G: lunghezza 8,1 millimetri, larghezza da 3,6 a 1,5 mm, altezza 0,4 mm, un tessuto estendibile fino a oltre 30 mm che somiglia a quello erettile (il tessuto cavernoso) dei genitali maschili e del clitoride.
MEZZO SECOLO DI RICERCA - Il «punto Grafenberg» fu così chiamato per ricordare il ginecologo tedesco Ernst Grafenberg, che per primo lo descrisse oltre 50 anni fa, situandolo sulla parete frontale della vagina a un'altezza di circa due centimetri e mezzo. Ricercatori inglesi del King's College di Londra avevano in passato negato l'esistenza della zona, definendola un semplice mito alimentato da riviste e terapisti sessuali. Ma nel 2008 Emmanuele Jannini, docente di Sessuologia medica dell'Università dell'Aquila, aveva annunciato di avere avvistato, per primo, il misterioso tessuto che apre alle gioie dell'orgasmo vaginale: nel suo studio la presenza a livello anatomico del punto G era stata osservata su un campione di donne con un semplice strumento di uso routinario nella diagnostica, l'ecografia transvaginale, e riportata sul Journal of Sexual Medicine, la stessa rivista su cui oggi pubblica Ostrzenski.
FORSE NON TUTTE LE DONNE CE L'HANNO - Ma, pur essendo ampiamente documentato ed esaustivo, lo studio di Adam Ostrzenski non risponde a tutti i dubbi (scientifici e popolari) sull’argomento: resta da chiarire se questo ispessimento responsabile del piacere sessuale femminile sia presente in tutte le donne e se si trovi sempre nella medesima posizione. Stesso quesito presente anche nello studio dell’italiano Jannini, che documentava la presenza del punto G solo in una parte del campione osservato, non a caso le donne capaci di orgasmo vaginale. Resta da capire anche quanto influisca la «variabile nervosa», ossia se in alcuni soggetti sia più sensibile perché più fittamente innervato rispetto ad altri.

sabato 29 settembre 2012

L'AUTOPALPAZIONE DEL SENO





L'autoesame del seno (osservazione e palpazione) non sostituisce certo la visita senologica, tanto meno la mammografia o l'ecografia del seno. Si tratta di un abitudine intima e personale che permette di tenere sotto controllo il benessere del proprio corpo.


 Perché praticare l'auto palpazione del seno?

L'autoesame del seno è, prima di tutto, un modo per conoscere meglio i propri seni, la loro anatomia, consistenza e particolarità.

È infatti importante che ogni donna conosca alla perfezione le caratteristiche del proprio seno, in modo da poter notare immediatamente ogni minimo cambiamento (rigonfiamenti, perdite... ) e, in tal caso, farsi visitare da un medico.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di cisti benigne, mastosi (soprattutto dopo i 40 anni) o adenofibromi (soprattutto prima dei 30) che bisognerà tenere sotto controllo.

L'autopalpazione del seno non deve essere vissuto come un momento ansiogeno, ma piuttosto come un gesto di prevenzione che testimonia una partecipazione volontaria al proprio bilancio medico.


 Autoesame e cancro

Una mano esperta riesce al massimo a reperire la presenza di noduli di 1 cm, la mammografia invece può arrivare a trovare lesioni allo stadio iniziale, di dimensioni di addirittura 2-3 cm. La mammografia dopo i 40 anni, e ancora di più dopo i 50 anni, resta l'esame privilegiato per diagnosticare il cancro al seno.


 Quando fare l'esame?

L'ideale è praticare l'autopalpazione tutti i mesi, ma è già una gran cosa se si riesce a farlo correttamente almeno una volta ogni 2 o 3. Questa dev'essere fatta quando il seno è morbido, e cioè 2 o 3 giorni dopo la fine del ciclo mestruale.

Durante la menopausa non c'è un momento consigliato, ma è bene comunque praticarlo a scadenze regolari (all'inizio del mese, per esempio). Si dovrebbe iniziare verso i 20 anni e continuare per tutta la vita, visto che i rischi di cancro al seno non diminuiscono con l'avanzare dell'età.

>> Come procedere? Inizia con un'attenta osservazione del busto davanti allo specchio:
Osserva se ci sono cambiamenti nelle dimensioni e nella simmetria dei seni.
Poi sporgi il busto leggermente in avanti. Alza e abbassa le braccia verso avanti: osserva il contorno dei seni, non ci dev'essere nessuna deformazione o irregolarità localizzata.

La palpazione propriamente detta si fa però in posizione supina, mettendo un cuscino sotto le spalle:
Appoggia la mano destra sul seno sinistro. Fai dei piccoli movimenti circolari facendo roteare il seno da entrambi i lati. È inutile premere, ma si raccomanda di 'passare' su tutta la superficie del seno.
Palpare anche le ascelle, cercando eventuali cambiamenti di volume. Se non sei sicura, non esitare a chiedere al tuo medico di mostrarti come fare.

IL POTERE DELLA MUSICA



Il potere della musica può rasserenare il nostro animo, risvegliare la nostra forza di volontà, stimolare la nostra concentrazione , migliora le funzioni intellettuali
La musica è energia
La fisica ha dimostrato che la materia stessa è una forma di energia. Anche la musica è un’energia e come tutte le energie ha una sua lunghezza d’onda ed una frequenza. Come tale, agisce direttamente con gli altri campi energetici che incontra.
Quali effetti può avere la musica sull’ uomo e sulle sue malattie ?

Quali sono gli elementi che caratterizzano la musica e che ne giustificano l’effetto sull’ organismo?

Ogni musica ha un’influenza differente in base al genere e alla tipologia.
Le caratteristiche uniche di ogni musica e nota musicale.
Ogni melodia è caratterizzata dalla combinazione di cinque elementi: il ritmo, il tono, la melodia, l’armonia e il timbro.

- Ritmo: è il più potente e dagli effetti immediati: il ritmo della musica più attivare e stimolare il nostro corpo, incrementando l’attività cardiaca, la temperatura corporea oppure calmare . La nostra vita ha dei ritmi vari molto complessi che sono frutto di alternanza di emozioni e sentimenti. Tutti questi stati sono ampiamente sensibili alla musica e al suo ritmo. Trovato ad ascoltare di tamburi sicuramente potete provare sulla vostra pelle sul vostro cuore la potenza del ritmo.

- Tono: ogni suono, ha una specifica frequenza vibrazionale. E ogni vibrazione ha una sua influenza sulla nostra psiche sul nostro fisico.

- Melodia: rappresenta la combinazione del ritmo e dei toni e la melodia che produce il motivo di una canzone. Ogni melodia di per sé, esprime un’emozione.

- Armonia: l’armonia è il prodotto finale delle varie note e dei vari strumenti . il risultato finale può essere armonico o disarmonico, e sarà questa l’influenza che aveva su di noi.

- Timbro: è rappresentato soprattutto dalla voce umana.

Effetti della musica sull’uomo ( scientificamente dimostrati ).

È stato ampiamente verificato a livello accademico che musiche differenti, possono avere effetti diversi sulla mente e sulla psiche. Ma l’influenza non si limitano solo ad aspetti psicologici benché sia innanzitutto la psiche ad influenzare il corpo.

Esiste una correlazione diretta tra musica cuore e sistema circolatorio: la musica è un pacemaker naturale : a seconda della sua velocità il cuore stesso si adatta aumentando o diminuendo le pulsazioni. Più è veloce il ritmo è più batti in fretta il cuore, più è lento il ritmo e più lentamente batte il cuore.
La correlazione presente a livello del cuore è ampliata a livello della temperatura corporea: musica rilassante favorisce il suo abbasamento, mentre musica compulsiva e favorisce un accrescimento.
E’ Stata verificata un’ azione diretta di alcuni generi musicali sulle onde cerebrali, che favoriscono la sintonia tra corpo e mente.
Sui luoghi di lavoro è stato dimostrato che la musica riduce i livelli di stress e tensione. Esistono specifiche generi adatti alla diffusione in specifici luoghi come ospedali centri commerciali fabbriche. Sì è anche potuto osservare un aumento della produttività.
L’ effetto della musica rilassante, meditativa e new age
- E’ in grado di stimolare il sistema immunitario, favorendo la produzione di linfociti.
- La Musica rilassante è in grado di modificare la risposta ormonale allo stress tramite la produzione di endorfine. Alcune ricerche condotte in reparti di terapia intensiva hanno dimostrato che la musica classica ascoltata per mezz’ora produce lo stesso effetto di un sedativo. Ancor più significativo è il fatto che questi risultati sono stati ottenuti su pazienti incoscienti. 

- La Musica rilassante favorisce la forza muscolare e l’elasticità dei muscoli. La tensione muscolarediminuisce, liberando la pressione esercitata a carico delle articolazioni.


- La musica può influenzare il nostro appetito: se volete mangiare di meno è sufficiente che durante il pranzo ascoltiate della musica classica. L’effetto contrario è dato da musica veloce e allegra. Quest’ultima stimola maggiormente il consumo e la velocità del pasto. Guarda caso, si andate in qualche catena di fast-food come McDonald, è proprio il genere di musica utilizzato.


Il Potere curativo della musica.
 Il potere della musica può rasserenare il nostro animo, risvegliare la nostra forza di volontà, stimolare la nostra concentrazione , migliora le funzioni intellettuali e ci consente meditazioni più profonde stimolando al contempo la creatività.

la musicoterapia in sé, è uno strumento potente, ma può diventare ancora più efficace se abbinata ad una visione più ampia. Una sana alimentazione,una moderata attività motoria, se associati a pratiche di meditazione, possono avere una forte influenza sulle sensazioni che proviamo durante una malattia, o semplicemente nella routine quotidiana. L’ansia, la sofferenza,diminuiscono.
Il nostro essere esci rinvigorito e ha maggiori probabilità di superare un evento traumatico sia di carattere fisico sia di carattere psicologico.




venerdì 28 settembre 2012

DIETA DUKAN: I PRO E I CONTRO


La Dieta Dukan, ideata dal francese Pierre Dukan, è molto famosa e utilizzata da molte donne dello spettacolo e non solo.

Tra le ultime che l’hanno fatta e che hanno avuto dei risultati molto visibili è stata Kate Middleton, la neo sposa del principe William, che ha seguito questo regime alimentare per prepararsi alla sue nozze regali. E in effetti non si poteva certo dire nulla al suo fisico.

Nel giro di alcuni anni, la dieta del Dott. Dukan è diventata un must nel mondo dei regimi alimentari. Con il suo metodo, il medico propone una perdita di peso rapida e senza alcun pericolo. Basata sul consumo di proteine, questa dieta sembra mantenere le promesse, per lo meno seguendola alla lettera. Eppure, non è immune dal rischio di carenze alimentari, allo stesso modo delle diete iperproteiche.


In cosa consiste la dieta Dukan?

Un programma chiaro, un elenco allettante di alimenti consentiti, risultati fin dai primi giorni e una risposta duratura ai problemi dipeso: il metodo Dukan ha di che sedurre. Tuttavia, questa dieta iperproteica presenta alcuni inconvenienti.

Il regime Dukan si basa su una fase di attacco costituita da alimenti ricchi di proteine, mentre gli altri alimenti vengono reintrodotti progressivamente. Per ciascuna fase, il Dott. Dukan ha redatto un elenco di alimenti autorizzati. Non esiste il concetto di quantità: le "Dukaniane", questo è l'appellativo che si attribuiscono sui forum le seguaci di questa dieta, mangiano a sazietà! I rischi per la salute sono ridotti e la massa muscolare si rafforza. Questa dietaimpone di bere molto e di limitare il consumo di sale: due regole da rispettare "a vita" per mantenere la linea: una giornata di dieta proteica pura alla settimana e tre cucchiai da minestra di crusca al giorno (un alimento che riduce l'assorbimento di calorie).

Nota bene: questa dieta non è adatta ai diabetici o alle persone con problemi cardiaci o renali. È molto difficile da seguire per i vegetariani. È invece adatta alle donne incinta e alleadolescenti.

I vantaggi del metodo dimagrante Dukan
Seguono alcuni vantaggi della dieta Dukan:
un quadro preciso accuratamente descritto nel libro "Je ne sais pas maigrir";
una perdita di peso assai rapida e gratificante;
nessuna sensazione di fame;
un elenco abbastanza esaustivo degli alimenti autorizzati;
un libro di ricette pratiche e golose;
una soluzione duratura per il mantenimento del peso corporeo.
Gli svantaggi del metodo dimagrante Dukan

Gli inconvenienti della dieta Dukan sono di diversi ordini:
una prima fase difficile dal punto di vista gustativo;
esistono gli stessi rischi di carenze di vitamine e minerali delle diete iperproteiche: occorre quindi prevedere l'utilizzo di integratori alimentari;
un rischio di aumento del colesterolo da tenere sotto controllo;
possibilità di avvertire piccoli fastidi: costipazione, alito pesante, secchezza delle fauci,stanchezza;
rischio di stanchezza conseguente al grande consumo di proteine;
risultati meno sorprendenti per coloro che mirano a una scarsa perdita di peso (inferiore a 5 chili);
rischio di ripresa rapida del peso come conseguenza della rapida perdita;
stanchezza provocata dalla velocità di perdita del peso;
la dieta manca di lipidi, in particolare quelli di origine vegetale.

Anche se questa dieta dimagrante può fare al caso vostro, resta il fatto di prestare attenzione al rischio di carenze alimentari.

LADY GAGA: BULIMIA E ANORESSIA

Lady Gaga dichiara online di aver sofferto per anni di disturbi alimentari e annuncia anche la nascita di un movimento, A body revolution 2013. Lanciato sempre sul suo blog, punta a stimolare il dibattito sui disturbi alimentari e a convincere i fan ad accettarsi e mostrarsi così come sono.
"Hey ragazzi, sono Gaga. La rivoluzione del corpo è iniziata. Siate coraggiosi e postate una foto che celebri il trionfo delle vostre insicurezze".
. "Ho avuto un difficile rapporto con il peso fin da quando ero bambina. Il mio fidanzato mi preferisce più in carne. Quando mangio e sono in salute e quando non mi preoccupo troppo del mio fisico, sono felice. Più felice di sempre (..) Voglio che anche voi siate orgogliosi del vostro fisico". Nelle foto, la popstar appare solo con la biancheria intima addosso. E una didascalia che è migliore di qualsiasi altra parola: "Anoressia e bulimia dall'età di 15 anni". 

Lady Gaga bulimia e anoressia








domenica 23 settembre 2012

TIMIDI O INTRAPRENDENTI? DIPENDE DAL CERVELLETTO

Timidi o intraprendenti? Dipende dal cervelletto
Avidi di novità e pronti ad esplorarle, temerariamente proiettati verso l'esterno, o timorosi, prudenti e timidi? Due tipologie di temperamento opposte, che oggi sappiamo dipendere dalla grandezza del cervelletto. La prima categoria ce l'ha particolarmente sviluppato, la seconda di dimensioni sensibilmente minori. Almeno questo è il risultato di uno studio realizzato da ricercatori dell'I.R.C.C.S. Fondazione S. Lucia e dell'Università "Sapienza"di Roma che "certifica" come il cervelletto giochi un ruolo chiave nella determinazione e delle differenze individuali di personalità.

Fino ad ora si era ritenuto che questa parte del cervello fosse implicata sostanzialmente nelle funzioni motorie e cognitive, e più recentemente in quelle affettive, ma non era mai stata associata alla personalità. Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Human Brain Mapping, affronta questa per la prima volta questa relazione.

I ricercatori hanno raccolto dati da un campione molto ampio di soggetti sani, combinando tecniche di neuro-immagine e informazioni ottenute dalla "Scala di temperamento e carattere" di Cloninger, padre del "modello bio-psico-sociale" della personalità secondo il quale, mentre il carattere è influenzato dal contesto ambientale ed educativo, il temperamento è determinato dai geni. A livello di temperamento, i profili sono due: quello della "novelty seeking", ovvero la predisposizione a ricercare ed esplorare la novità, e quello dell' "harm avoidance", ovvero l'inclinazione ad essere cauti ed inibiti. Queste due diverse impostazioni guidano le nostre risposte agli stimoli ambientali.

La ricerca ha dimostrato che chi ha una maggior tendenza all'esplorazione ed è molto incuriosito dalle novità, possiede anche un cervelletto dal volume più grande. Al contrario, chi ha la tendenza ad essere preoccupato, timido, riservato e timoroso di tutto ciò che è inusuale, possiede un cervelletto dal volume più piccolo.

"Nell'investigare da un punto di vista strutturale le regioni cerebrali più probabilmente associate ai diversi stili di personalità - spiegano i ricercatori nel paper - una questione preliminare è essere quella di determinare come le strutture, specificatamente in termini di volume, possano essere collegate alle funzioni. La domanda è: un volume più grande della media di una determinata area può significare maggior potenza per svolgere specifiche funzioni?".

In questo caso la risposta è si. Infatti il cervelletto, che sa guidare l'esplorazione in ambienti nuovi, permette un rapido passaggio da un compito ad un altro e supporta un veloce adattamento alle situazioni che cambiano, sembra essere correlato - per quel che riguarda il suo volume - con un tratto della personalità caratterizzato proprio da una maggior enfasi su questi aspetti.

Insomma, un soggetto caratterizzato da uno spiccato comportamento di ricerca del nuovo in tutte le sue forme, che di continuo cerca situazioni non familiari e volentieri esplora ambienti mai visti, richiede al suo cervelletto un grande impegno, cosa che potrebbe portare ad allargarne il volume. Al contrario, uno caratterizzato da un comportamento preoccupato e ansioso nei riguardi di tutto ciò che non conosce, inibito e riservato, richiede al suo cervelletto poco impegno, cosa che - concludono gli autori - potrebbe arrivare a rimpicciolirlo.

mercoledì 27 giugno 2012

IL TRADIMENTO FA MALE AL CUORE !!!


La tradisci? Non rischi solo di spezzare il cuore alla tua dolce metà, ma metti a serio rischio anche il tuo. È la conclusione di uno studio tutto italiano condotto all'Università di Firenze da Alessandra Fisher e dai colleghi del dipartimento di Medicina della Sessualità e Andrologia.

I ricercatori hanno analizzato la letteratura medica estrapolando tutti i casi che contengono termini come “tradimento”, “infedeltà”, “adulterio” e li hanno messi in relazione con la relativa fattispecie clinica. 
Dallo studio è emersa una correlazione tra i rapporti non ufficiali e i decessi, soprattutto maschili, per morte improvvisa coitale, cioè durante un appassionato incontro d'amore. Sembra insomma che la maggior parte dei maschi stroncati da problemi cardiaci nel bel mezzo di un rapporto sessuale non fossero in compagnia della legittima consorte. 
Uccisi dal rimorso? In parte sì. Secondo i medici fiorentini gli incontri extraconiugali, spesso con donne molto più giovani di loro, farebbero aumentare negli uomini l'ansia da prestazione e le condizioni generali di stress, che unite alla vita sregolata indotta dalle scappatelle metterebbero a dura prova il loro apparato cardiocircolatorio.
Non solo: sembra che I maschi traditori, ancora innamorati o attratti dalle proprie compagne ufficiali, siano i più esposti a questo “infarto da tradimento”.
In generale, durante il rapporto sessuale, la pressione sale in modo spontaneo, aumentando nei soggetti predisposti il rischio di infarto o di ischemia. L'infarto coitale è comunque un evento raro, che si manifesta in meno del 5% dei casi di attacco cardiaco.
Ma quindi... il sesso fa male? Assolutamente no, rassicurano gli esperti, anzi: le fatiche d'amore sono assimiliabili a una moderata attività sportiva, con in più notevoli vantaggi di tipo psicologico. Ma questo sembra non valere per le scappatelle....

martedì 26 giugno 2012

S.O.S. ESAMI: consigli per rendere il meglio!



E' arrivato il periodo degli esami. Il modo per affrontarli al meglio e superarli brillantemente c’è, ed è facile da seguire.
E’ meglio studiare ogni giorno in maniera costante, anziché fare le notti sui libri bevendo litri di caffè. Il riposo è importantissimo per la mente e per mantenere la calma e la lucidità. Il giorno prima delle prove, rilassatevi facendo una passeggiata all’aria aperta e tralasciate i libri e gli appunti. Proprio questo piccolo periodo di stacco vi aiuterà a memorizzare meglio tutte le informazioni che avete appreso; il movimento e l’aria aperta vi renderanno più tranquilli e riuscirete a dormire meglio. Ogni tanto, durante lo studio alzatevi e sgranchite le gambe; vi aiuterà a riprendere con più lena. E’ inutile abusare di bevande eccitanti e stimolanti per stare svegli, perché a lungo andare potreste essere un fascio di nervi.
Mangiate in modo equilibrato e sano. Anche se sentite un pugno nello stomaco, cercate di mangiare in maniera regolare. Sostituite i cibi pre confezionati e ricchi di grassi con un frutto o con delle fette di pane spalmate di miele o marmellata. Le merendine troppo ricche o pietanze fritte possono portare la sonnolenza, inducendovi a bere troppo tè o caffè.
Il cervello per poter funzionare bene ha bisogno di vitamine come quella di frutta e verdura fresca e minerali come lo zinco. La verdura fresca non deve mai mancare; il suggerimento è quella di  alternare il più possibile variando tipologie e colori. Se la consumate cotta, è meglio prepararla in maniera leggera e con pochi grassi. Al vapore, sbollentata, in umido usando pentola antiaderenti e condendo a crudo con poco olio extra vergine di oliva.
A colazione si possono mangiare delle fette biscottate con miele o marmellata, del latte, un caffè oppure un frullato fresco. A metà mattina, per prevenire un calo di zucchero via libera a yogurt magri o frutta fresca. La pasta o il riso a pranzo, conditi in maniera leggera senza troppi grassi, perché c’è il rischio di venir sorpresi dalla sonnolenza pomeridiana. Un gelato alla frutta o una spremuta fresca, costituiscono un ottimo spuntino che aiuta a non arrivare troppo affamati a cena. Pesce, carne , verdure e latticini da alternare; i piatti proteici più sani come quelli cucinati al cartoccio, al ferri e comunque senza troppi condimenti.
Il pesce azzurro , sardine, tonno ma anche aringhe, è ricco di grassi omega 3 che sono necessari a mantenere in funzione il sistema neurologico e a controllare la quantità di colesterolo presente nel sangue.
I formaggi e il latte sono necessari anche per garantire un futuro sano alle ossa. In commercio si trovano diverse proposte, compresi prodotti a ridotto contenuto di lattosio e di grassi. Il latte si trova scremato, arricchito con fibre o calcio e si può alternare con quello di origine vegetale come il latte di soia o di riso.
I dolci, fanno bene perché gratificano e migliorano l’umore; sceglieteli il più possibile naturali, senza troppi conservanti, grassi e coloranti.


FA PIU' MALE IL TABACCO O LA MARIJUANA?


Fumare marijuana fa male, ancora di più rispetto alle sigarette di tabacco. A sfatare definitivamente uno dei più diffusi falsi miti sull’erba è la British Lung Foundation, la Fondazione Britannica per i Polmoni, che in uno studio recentemente pubblicato evidenzia una stretta correlazione tra gli spinelli e l’insorgere di tubercolosi, bronchite e addirittura schizofrenia.

Non solo: secondo i ricercatori londinesi le “canne” aumenterebbero venti volte più delle sigarette il rischio di insorgenza di tumore polmonare. E il consumo occasionale non sembra essere sufficiente per mettersi al riparo dai rischi. 
A rendere così pericolosa la marijuana è la sua modalità di assunzione: chi la fuma, aspira con boccate molto profonde e lunghe che introducono nell’organismo quantità di catrame e monossido di carbonio rispettivamente quattro e cinque volte più elevate rispetto a una sigaretta. 
Eppure, soprattutto tra i più giovani che sono i più affezionati consumatori di questo stupefacente, manca una vera consapevolezza dei rischi : l’88% dei ragazzi con meno di 24 anni intervistati dalla BLF ritiene infatti la marijuana molto più sana e naturale delle sigarette. 

Proprio per questo, da 25 anni, il 26 giugno si celebra la Giornata mondiale contro le droghe. Istituita dall’ONU nel 1987, ha l’obiettivo di informare e offrire risposte sulle sostanze stupefacenti e sui rischi legati alla loro assunzione. 

lunedì 25 giugno 2012

UN AIUTO PER SMETTERE DI FUMARE!

Ecco alcune immagini della campagna antifumo inglese.

campagna antifumo pacchetti di sigarette


Morti giovani sigarette

I fumatori hanno una vita più breve rispetto a un non fumatore.

infarto cuore arterie fumo sigarette

Il fumo causa l'occlusione delle arterie, con un conseguente rischio di ictus e infarto.

cancro gola fumo sigarette

Il fumo causa una morte lenta e dolorosa.

impotenza sigarette fumo

Il fumo può ridurre il flusso sanguigno e causa impotenza.

Donne incinta fumo sigarette

Fumare in gravidanza danneggia il tuo bambino.

invecchiamento pelle sigarette fumo

Il fumo causa l'invecchiamento della pelle.

cancro polmoni fumo sigarette

Il fumo causa cancro mortale ai polmoni.

immagini fumo passivo

Proteggi i bambini: non fare respirare loro il tuo fumo.

sigarette infertilita

Fumare può danneggiare gli spermatozoi e causare infertilità.


Non sottovalutare i danni del fumo. Smettere di fumare è una scelta intelligente.

COSA SUCCEDE AL TUO CORPO QUANDO SMETTI DI FUMARE?




Conoscere i benefici che si ottengono quando si smettere di fumare può essere un ottimo stimolo per prendere definitivamente la decisione di smettere: ecco cosa succede al nostro organismo quando si smette di fumare:


DOPO 20 MINUTILa pressione sanguigna tende a normalizzarsi 
DOPO 8 OREIl livello di monossido di carbonio nel sangue scende verso la norma e s' incrementa il livello di ossigeno 
DOPO 24 OREI tuoi capelli, la tua pelle e il tuo alito non hanno più l' odore del fumo 
DOPO 48 OREIl tuo senso del gusto e dell 'olfatto migliorano 
DOPO 72 ORETi è più facile respirare dopo il rilassamento del tubo bronchiale; aumenta la tua capacità polmonare: hai sfrattato la nicotina dal tuo corpo
DALLE 2 SETTIMANE AI 3 MESIAumenta il tuo livello di energia, se ti osservi allo specchio noti che hai il viso più roseo e rilassato, un colorito della pelle più luminoso e i capelli più splendenti: sono tutti effetti del tuo stop al fumo 
DOPO 9 MESITosse, congestione, fatica e respiro corto diminuiscono. Le ciglia vibratili del tuo apparato respiratorio (gli “spazzini” del tuo corpo), precedentemente paralizzati dal fumo , tornano in azione e con loro la capacità di combattere le infezione. La tua energia è sempre è sempre più in attesa 
DOPO 5 ANNIIl rischio di decesso per tumore polmonare si riduce progressivamente del 50% circa, diminuisce il rischio di sviluppare tumori in altre sedi anatomiche: bocca, esofago, faringe, laringe, reni, vescica e pancreas. Per le coronarie il rischio si riduce gradualmente 
DOPO 10 ANNIIl rischio di decesso per tumore polmonare è paragonabile a quello di una persona che non ha mai fumato 

DUE PERSONE POSSONO AVERE LO STESSO DNA?

È possibile, ma soltanto nella teoria. Nella realtà, infatti, è altamente improbabile che un evento del genere si verifichi. Considerando che il Dna è composto da tre miliardi di coppie di elementi (basi), uguali a due a due, la probabilità di avere due Dna identici è di uno su 46.000.000.000: in pratica, quasi zero. Nel calcolo, tuttavia, va tenuto presente che non tutte le regioni del Dna sono diverse da individuo a individuo. Anzi, quelle caratteristiche di ciascuno di noi sono appena lo 0,1% del totale. La probabilità che queste zone siano uguali fra due individui che non sono gemelli identici, quindi, scende a uno su 46.000.000: una probabilità superiore alla prima, ma comunque così piccola da far risultare il fenomeno impossibile.


Non è mai perfettamente identico neppure il Dna di due gemelli monozigoti. O meglio: la sequenza genetica è la stessa, ma funziona in modo diverso. A fare la differenza sono infatti i meccanismi che regolano l’attività del Dna: i cosiddetti fattori epigenetici. Questi fattori, fortemente influenzati dall’ambiente, producono piccole diversità che a volte si possono notare nell’aspetto o nel carattere dei gemelli identici.

IL SUSHI AUMENTA LA FERTILITA!!!

Cari uomini, vi piace il cibo giapponese? Beh! Se avete problemi di fertilità, fatevelo piacere perché il pesce crudo è un ottimo alleato dei futuri papà. Mangiare sushi, infatti, migliora la qualità degli spermatozoi, lo dimostra uno studio dell'università dell'Illinois.
Invece se il bimbo è già in arrivo, fate mangiare tanto pesce alla vostra compagna, ossia alla futura mamma. Perchè? Nascerà sicuramente un bebè più intelligente!Ma partiamo dalla prima notizia: il pesce crudo migliora la fertilità maschile. Perchè?
La 'testa' degli spermatozoi è ricoperta di una membrana ricca di enzimi, fondamentali per la fecondazione. Nella formazione di questa membrana e dell'intera struttura è fndamentale il ruolo degli acidi omega 3 docosaesaenoici (DHA), presenti in pesci come salmone e tonno.
Senza DHA la struttura vitale dello spermatozoo non funziona.
La scoperta è nata proprio dall'osservazione che i topi privi di questa sostanza erano sterili, mentre aggiungendola al cibo ritrovavano la loro fertilità.
Già uno studio, realizzato ad Harvard lo scorso anno, aveva dimostrato che una cattiva alimentazione incide sulla fertilità maschile e che gli uomini con una dieta più ricca di cibo industriale e alimenti grassi hanno meno possibilità di avere figli rispetto a chi consuma molti cereali integrali, legumi e pesce.
L'acido DHA, inoltre, è presente nel cervello, nella retina e nei testicoli. E secondo gli autori dello studio, tra i quali Timothy Abbott, la sua utilità dovrà essere approfondita anche nelle situazioni in cui è necessario migliorare le funzioni cognitive e visive.
Rimanendo sempre in mare, passiamo alla seconda notizia: i neonati sono più intelligenti se le future mamme seguono una dieta ricca di pesce!
Questa volta a dimostrarlo è stato uno studio tedesco pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition che ha coinvolto duemila donne.
I ricercatoti hanno osservato che i bambini nati da madri grandi consumatrici di pesce ottenevano risultati migliori ai test di intelligenza verbale, nelle abilità motorie sottili e nel comportamento prosociale.
Questi risultati dipendono ancora una volta dalla quantità dell'acido grasso omega-3, decosaesaenoico (DHA), che come vi ho già anticipato è un componente strutturale chiave delle cellule e in particolare delle membrane cellulari del cervello.
Quest'acido, contenuto nel pesce, è trasmesso dal sangue materno a quello del neonato.
I risultati del gruppo di ricerca dell'Helmholtz Zentrum Muenchen, il centro di ricerca tedesco di salute ambientale confermano anche i dati emersi da uno studio precedente nel quale i ricercatori avevano scoperto che il consumo di pesce durante la gravidanza è associato al quoziente di intelligenza verbale all'età di 8 anni.

venerdì 1 giugno 2012

S.O.S. CELLULITE: ECCO I CONSIGLI PER COMBATTERLA!


La cellulite è sicuramente uno dei problemi principali delle donne, soprattutto in occasione dell’arrivo dell’estate e della temuta “prova bikini”. La cellulite però non rappresenta un problema solamente estetico, bensì è espressione di una serie di alterazioni sia a livello vascolare e che a livello del tessuto adiposo. Sono molteplici i fattori che influiscono sulla comparsa della cellulite: alterazioni ormonali e vascolari, vita sedentaria,  stress,  malattie epatiche, alimentazione scorretta, irregolarità della funzione intestinale e ritenzione idrica . Tutti questi fattori possono determinare la rottura delle cellule adipose, con conseguente riversamento dei grassi nello spazio interstiziale. Nel tempo si assiste all’insorgenza di altre alterazioni a carico del tessuto adiposo e ad un aumento del volume e della consistenza del tessuto di sostegno. Questo provoca la compressione del microcircolo, che subisce una riduzione della sua funzione principale, ovvero trasportare nutrienti ai tessuti e rimuovere le sostanze di scarto.

Per sconfiggere la cellulite è necessario fare ricorso a tutti quei meccanismi che da una parte riducono la massa adiposa, mentre dall’altra favoriscono la corretta circolazione sanguigna.
Si raccomanda pertanto di svolgere attività fisica. In particolare si consiglia la camminata veloce o lo step almeno 30-40 minuti per tre giorni alla settimana. Questo programma porta ad un miglioramento generale delle capacità cardiocircolatorie e respiratorie favorendo la circolazione periferica.
Inoltre, può essere utile seguire un programma di tonificazione generale basato sull’esecuzione di esercizi, utilizzando carichi leggeri per non affaticare eccessivamente il muscolo.
D’altra parte si sconsiglia la corsa perché  oltre ad avere effetti negativi sulle articolazioni e sulla colonna vertebrale, causa delle microlacerazioni alle membrane delle cellule adipose, che nel tempo possono peggiorare la situazione. Inoltre, un'attività fisica svolta ad intensità troppo elevata porta alla formazione di acido lattico. Questo catabolita ha degli effetti negativi sulla circolazione e sull’ossigenazione dei tessuti, con un conseguente aggravamento della situazione.
Per combattere la cellulite è necessario associare ad un programma di attività fisica regolare un regime alimentare altrettanto adeguato. Si consiglia di seguire una dieta equilibrata ricca di frutta, verdura, fibre ed evitare cibi grassi, fritture e alcol. Inoltre, è importante bere almeno due litri di acqua al giorno, possibilmente povera di sodio, per favorire la diuresi, l'eliminazione delle sostanze di rifiuto ed evitare la ritenzione idrica.
 Anche il riposo è molto importante, infatti si consiglia di dormire per almeno otto ore al giorno e cercare di ridurre per quanto possibile lo stress. Inoltre, sono in commercio numerose preparazioni cosmetologiche , che contribuiscono a risolvere gli inestetismi della cellulite. Questi prodotti contengono delle sostanze, molte di origine vegetale, che agiscono sia a livello della microcircolazione che a livello dei tessuti sottocutanei. E' opportuno, tuttavia, premettere che il trattamento cosmetico non può risolvere il problema della cellulite, ma può solo intervenire sugli inestetismi correlati ad essa.

sabato 14 aprile 2012

LA DOPPIA FACCIA DELL'INTEGRATORE ANTIOSSIDANTE


Molti sportivi sono convinti del fatto che l’assunzione degli integratori antiossidanti sia in grado di aumentare le prestazioni fisiche. In realtà non è così, anzi è l’esatto contrario.
Per capire perché, bisogna ricordare che durante l’esercizio fisico aumenta il consumo di ossigeno che , da una parte favorisce una maggiore produzione di energia, ma dall’altra provoca la formazione di radicali liberi. Questi da una parte hanno un’ azione dannosa nei confronti della muscolatura e delle cellule, perché possono causare danni alle strutture subcellulari e in particolar modo al DNA. I radicali liberi favoriscono il processo di invecchiamento , possono causare mutazioni e malattie.  Però, dall’altra parte i radicali liberi sembra che favoriscano il processo di biogenesi mitocondriale, un processo di adattamento  che porta alla formazione di nuovi mitocondri, le “centrali energetiche” delle cellule.  Come conseguenza si avrà un  maggiore consumo di ossigeno, seguito da una maggiore produzione di ATP, la nostra moneta energetica.
Considerando tutto ciò, è possibile desumere che gli integratori antiossidanti, riducendo la produzione di radicali liberi, da una parte evitano il danneggiamento muscolare, ma dall’altra impediscono il processo di biosintesi mitocondriale!
Quindi è utile o no assumere gli antiossidanti?
La risposta è duplice. È utile nel caso di un esercizio fisico acuto, come durante una gara agonistica, perché si evita il danno da radicali liberi. Non è utile durante un allenamento, perchè i radicali liberi favoriscono la biogenesi dei mitocondri,  con un conseguente e progressivo aumento delle prestazioni fisiche.
Quindi, sportivi, non abusate degli integratori, ma usateli solo nelle occasioni in cui dovete dare il massimo di voi stessi!

INFLUENZA INTESTINALE



Nausea, dolori addominali, vomito, diarrea e febbre sono i sintomi. I virus responsabili si chiamano norovirus. Questi virus sono ubiquitari e le infezioni si manifestano solitamente nel periodo invernale. Sono molto infettanti, infatti sono sufficienti poche particelle virali per causare infezione.
La porta d’ingresso dell’infezione è l’orofaringe. Le particelle virali sono resistenti all’ambiente acido, superano la barriera gastrica e raggiungono l’intestino tenue , dove si replicano.

Il contagio avviene da persona a persona, tramite il contatto con superfici contaminate, acqua o cibi infetti. Quindi, per prevenire l’infezione vi raccomando di praticare una corretta igiene mani: lavatevi accuratamente le mani con acqua e sapone soprattutto dopo aver usato la toilette, sempre prima di mangiare, prima della preparazione o della manipolazione di alimenti.

Il periodo di incubazione dell’influenza intestinale è di 12-48 ore. I sintomi sono quelli classici della gastroenterite, cioè vomito, nausea, crampi addominali, diarrea e in alcuni casi una leggera febbre. L’infezione, in genere, non comporta gravi conseguenze, ma è necessario intervenire adeguatamente, soprattutto nel caso in cui colpisse bambini, anziani o persone che soffrono di problemi metabolici o cardiocircolatori.

L’influenza intestinale ha una durata di circa 3 giorni. Per quanto riguarda la cura, non è prevista l’assunzione di farmaci specifici o la possibilità di fare un vaccino preventivo. Si consiglia il riposo a letto, la somministrazione di fermenti lattici e soprattutto una dieta adeguata. Mangiate frutta, verdura, brodo vegetale, riso, pollo, pesce e patate lesse.

Inoltre, per compensare la disidratazione, conseguente alla diarrea e al vomito, bevete tanta acqua, o in alternativa tisane che alleviano il senso di nausea come quelle a base di menta.