lunedì 25 febbraio 2013

PUZZETTE IMBARAZZANTI? CON FLAT-D SEI LIBERO DI FARLE!



La flatulenza è per definizione una miscela di gas intestinali e di piccole particelle fecali presenti sotto forma di aerosol, che viene rilasciata all'esterno attraverso l'ano e che è tipicamente accompagnata da un peculiare suono e da un odore piuttosto sgradevole. I gas che vengono prodotti nell'intestino costituiscono la percentuale maggiore di una flatulenza e devono il loro sviluppo ai batteri simbiotici e ai lieviti, organismi tipici del tratto gastrointestinale dei Mammiferi. La maggior parte di questi gas è inodore, come nel caso di azoto, ossigeno o metano, tuttavia la presenza di componenti gassose infinitesimali come lo zolfo e la nitroglicerina contribuisce a conferire alla flatulenza il suo caratteristico odore, dovuto inoltre all'azione del solfato di idrogeno (tipico delle uova marce) e dell'acido butirrico (odore di burro rancido). Generalmente considerata come normale funzione dell'organismo e per di più come buon segnale dell'attività intestinale, la flatulenza può però creare alcuni disagi nel contesto sociale e inoltre problemi seri nei casi di eccessivo accumulo della pressione dovuta ai gas.

Da oggi c'è un rimedio: FLAT-D.

"Flatulence D" è un tampone di tela e carbone attivo che viene indossato all'interno delle mutande. E' sottile, morbido e confortevole, lavabile e riutilizzabile.
Quando si fa un peto maleodorante, Flat-D assorbe il suo odore, evitando che questo si diffonda nell'aria. 
Questo rimedio è molto utile per tutti coloro che hanno disturbi digestivi, sindrome dell'intestino irritabile, morbo di Crohn, colite, celiachia, bypass gastrico, intolleranza al lattosio e altre malattie gastrointestinali.
In questo modo ognuno potrà riacquistare fiducia e potrà essere libero di emettere gas maleodoranti senza avere più imbarazzo. 
Resta un problema: "Flat-D" non è fatto da materiale insonorizzante!


http://www.flat-d.com/flatdreusable.html

OPERAZIONE DI CAMBIO SESSO DA UOMO A DONNA


 
Le operazioni di cambio di sesso negli ultimi anni hanno avuto una vera e propria esplosione. Non parliamo di moda, poiché l'intervento sottostà a un disturbo dell'identità di genere che porta la persona a sentirsi schiava di un corpo che non le appartiene. Gli step da seguire non sono pochi e il percorso è potrebbe per il cambio di sesso potrebbe essere molto lungo. In Italia, il cambio di sesso da uomo a donna è tutelato dalla legge (n. 164 Del 1982).

Il primo passaggio da effettuare è il consulto e una visita psichiatrica: questi deve diagnosticare il "disturbo dell'identità di genere" per permetterci un consulto con un endocrinologo, l'unico che può è prescrivere un'adeguata terapia ormonale (in genere estrogeni). Solo dopo questa prima fase possiamo rivolgerci al tribunale per richiedere l'intervento di conversione sessuale. Il passaggio dal tribunale è fondamentale poiché, in caso di sentenza positiva, è il Servizio Sanitario Nazionale a coprire le spese dell'intervento, in caso contrario dovremo pagare ogni singolo intervento. Solo dopo la conversione sessuale completata ci rivolgeremo nuovamente al tribunale per il cambio di stato anagrafico. 

Passiamo ora ad esaminare gli interventi chirurgici veri e propri da effettuare: mastoplastica additiva (le protesi vengono inserite sotto il muscolo pettorale e poi plasmate dal chirurgo); vaginoplastica: si asportano gli organi genitali originari (testicoli, epididimo e funicolo, corpi cavernosi, uretra peniena) inizialmente, prima della fase "ricostruttiva".

La pelle che ricopre il pene viene usata per foderare una cavità interna ricavata tra retto e vescica. Parte del glande viene usata per costruire un clitoride. Dopo di questo avviene il modellamento della vulva, le grandi e piccole labbra e il monte di Venere. Un conformatore vaginale (o tutor) previene il restringimento della cavità nei 15 giorni seguenti l'intervento. L'epilazione (solitamente tramite laser) completa il quadro conferendo tono femminile alla pelle (soprattutto su viso e schiena). 


Questi i due interventi principali per il cambio di sesso da uomo a donna; il miglioramento e la rifinitura delle altri parti del corpo segue a questi due. Tra questi possiamo elencare la rinoplastica, otoplastica, rimodellamento del mento, della bocca e degli zigomi. Attraverso il lipofilling ("autotrapianto" di grasso) possiamo farci modellare fianchi, glutei.

Inoltre, a volte è possibile l'impianto di protesi di silicone ai polpacci.

Questi gli interventi principali a cui andiamo incontro quando da uomini decidiamo di passare al sesso femminile.

ANGIOPLASTICA E STEN CORONARICI


Il trattamento più moderno delle placche aterosclerotiche che ostruiscono in modo più o meno grave il lume delle arterie coronarie, ostacolando, in alcune situazioni, il flusso di sangue al cuore, viene chiamato angioplastica coronaria ed è indicato spesso con la sigla PTCA (che sta per il corrispettivo inglese di angioplastica coronarica transluminale percutanea), e generalmente comprende anche l’impianto di uno o più protesi metalliche, chiamate stent.
L'angioplastica coronarica è una procedura meno invasiva dell’intervento chirurgico di innesto di bypass aortocoronarici, in quanto non prevede l’apertura del torace e non richiede anestesia generale.
Il cardiologo interventista, infatti, si limita a praticare una piccola incisione cutanea, sufficiente a introdurre un sottile catetere in un'arteria nella regione inguinale (arteria femorale) o nella regione del polso (arteria radiale).
La puntura e l’inserimento del catetere nell’arteria sono preceduti dall’iniezione sottocutanea di un anestetico locale. Inoltre, il paziente riceve un sedativo leggero per via endovenosa al fine di facilitarne il rilassamento ed alleggerirne l’eventuale ansia.
Va osservato che il paziente non percepisce il movimento del catetere nel corpo durante la procedura, sebbene possa avvertire un piccolo fastidio nel punto di inserimento del catetere a livello cutaneo.
Il catetere utilizzato per eseguire l’intervento è costituito da un tubicino cavo, lungo e flessibile, che contiene alla sua estremità un piccolo palloncino, che in condizioni basali è sgonfio.
Una volta inserito nell'arteria femorale o nell'arteria radiale, il catetere viene fatto avanzare fino al cuore, nel lume dell’arteria coronaria dove è situato il restringimento (tecnicamente chiamato “stenosi”) causato dalla placca aterosclerotica, che era stata individuato precedentemente mediante la coronarografia.
Il cardiologo che esegue l’intervento segue l'avanzamento del catetere lungo le arterie su un monitor e, per determinare in modo preciso il punto in cui si trova la stenosi, inietta del mezzo di contrasto nel vaso coronarico attraverso lo stesso catetere, rendendo ben visibile il contorno dell’arteria mediante raggi X.
A questo punto il piccolo palloncino posizionato all'estremità del catetere viene gonfiato con un liquido sterile a livello della stenosi.
Il gonfiaggio del palloncino schiaccia la placca aterosclerotica contro le pareti dell'arteria, eliminando così l’ostruzione e ristabilendo un normale lume del vaso e flusso di sangue al cuore. Una volta eliminata la stenosi, il palloncino viene sgonfiato e il catetere viene ritirato.
Contestualmente alla dilatazione del vaso col palloncino, durante l’intervento viene quasi sempre  impiantato uno stent. Questo è costituito da un piccolo cilindro formato da una specie di impalcatura metallica che viene fatto inglobare nella parete del vaso a livello della stenosi durante la dilatazione.
Il motivo per cui vengono utilizzati gli stent è che essi rendono più stabile la dilatazione ottenuta con il palloncino ed aiutano a mantenere aperta l’arteria nel corso del tempo.
La procedura di angioplastica coronaria è sempre eseguita sotto stretto controllo dell’elettrocardiogramma e della pressione arteriosa, al fine di individuare tempestivamente eventuali complicanze, che, per quanto rare, sono sempre possibili, soprattutto in pazienti più compromessi.
L'intervento di angioplastica dura, in genere, tra i 30 e i 90 minuti. Dopo l'intervento è necessario un giorno (a volte un pò meno) di riposo a letto in ospedale, durante il quale il braccio o la zona dell'inguine devono restare immobili per consentire la riparazione naturale della parete vasale nel punto di inserimento del catetere. È possibile ritornare al lavoro e alla normale attività dopo alcuni giorni dall’intervento.
Particolarmente importanti sono il trattamento farmacologico e le visite di controllo che il paziente deve effettuare nei mesi successivi al trattamento. Vi è, infatti, un piccolo rischio che si possano formare  trombi a livello della stenosi dilatata, oltre a un rischio, più rilevante, che la stenosi trattata possa riformarsi (ristenosi), cosa che avviene più frequentemente nei primi 6 mesi dopo l’intervento. Per prevenire queste complicanze, il paziente deve assumere dei farmaci e le sue condizioni devono essere monitorate nel primo anno con una serie di visite di controllo.
La possibilità che in un paziente trattato con angioplastica coronaria si sia riformata una stenosi nel punto trattato può essere suggerita dalla ricomparsa di disturbi anginosi durante sforso o a riposo, o anche, in assenza di sintomi, dalla dimostrazione di una ricomparsa di un’ischemia miocardica all’elettrocardiogramma o alla scintigrafia durante una prova da sforzo.
Mentre la ristenosi poteva interessare sino al 40% dei vasi trattati con l’uso del solo palloncino, l’uso di stent metallici ha ridotto questa percentuale al 25% circa. Più recentemente, l’uso di stent ricoperti di farmaci che inibiscono la riformazione della stenosi a livello del loro impianto ha ridotto la probabilità di restenosi nel primo anno dopo l’angioplastica a meno del 10%.

domenica 24 febbraio 2013

PERCHè LE MANI AMMOLLO RAGGRINZISCONO?

Il fenomeno è un adattamento evolutivo, che serve a migliorare la presa quando si sta in acqua. Lo ha definitivamente confermato una recente ricerca (gennaio 2013) dell'Università di Newcastle pubblicata su Royal Society journal Biology Letters.
I ricercatori hanno fatto svolgere un esperimento a un gruppo di volontari: raccogliere una serie di oggetti in marmo immersi nell'acqua e farli passare per piccole fessure. I volontari con le dita avvizzite sono riuscite a svolgere il loro compito molto più velocemente degli altri.

Non si scivola

Come ha mostrato uno studio precedente pubblicato su Brain, Behaviour and Evolution, le pieghe non sono comunicanti fra loro. Per questo, quando il dito preme su una superficie dura (per esempio, se si cerca di afferrare un oggetto) l’acqua scivola via creando una maggiore superficie di contatto, il che agevola la presa. In altre parole le rughe agiscono come il battistrada negli pneumatici.

Questione di nervi
L’avvizzimento delle mani in acqua è un fenomeno sempre reversibile, controllato dal sistema nervoso. Ne è la prova il fatto che, se i nervi dell’ultima parte della dita sono lesionati, le dita a mollo non raggrinziscono. Ma concretamente da quale fenomeno è causato?

Dita gonfie
La pelle si raggrinzisce quando facciamo il bagno perché si gonfia d’acqua. Lo strato corneo, la parte più superficiale della pelle, è costituito da cheratina, una proteina che per sua natura si lega all'acqua e alle sostanze grasse. Quando immergiamo le mani a lungo, la cheratina assorbe acqua e si gonfia, cosa che non accade invece negli strati sottostanti della pelle. Il risultato è che lo strato corneo diventa più ampio rispetto alla superficie sottostante, e di conseguenza forma delle pieghe. Il fenomeno è chiaramente visibile sulle mani e sui piedi perché in questi punti la cheratina è più abbondante che in altre parti del corpo. Anche i capelli e le unghie sono ricchi di cheratina, ma hanno una struttura differente. Tuttavia anche in queste parti del corpo l’acqua si lega alla proteina: le unghie diventano più morbide e i capelli più ricci.

PERCHè I PIEDI PUZZANO?

La colpa della puzza dei piedi è dei batteri del genere Brevibacterium: si nutrono delle cellule morte della pelle, del grasso e dello sporco che si formano tra le dita dei piedi, producendo metantiolo, principale responsabile dei piedi maleodoranti. Un ricercatore ha anche scoperto che i batteri di questa famiglia fanno maturare anche un tipo di formaggio olandese (il limburger). E l'odore che ne scaturisce è molto simile.
A contribuire alla puzza (dei piedi) sono però anche i Propionibacteria, che producono acido propionico (dall’odore simile all’aceto) e Staphylococcus epidermidis, che emana acido isovalerico.
Si stima che nei piedi alberghino circa 10 milioni di batteri per centimetro quadrato. Il punto è che tutto il nostro corpo è “abitato” da oltre 10.000 miliardi di batteri. Alcuni sono essenziali per la salute, altri sono nocivi, e molti producono sostanze puzzolenti.  Per esempio, il cattivo odore del sudore è causato da batteri della pelle, e in particolare da quelli del genere Corynebacterium, che si nutrono di lipidi e producono il puzzolentissimo acido butirrico. Un eccesso di questi microrganismi può causare anche infezioni cutanee. Fortunatamente i deodoranti contengono sostanze che li uccidono o impediscono la loro crescita.

venerdì 22 febbraio 2013

PARTO CESAREO




Cicatrici del parto cesareoCasi in cui è consigliato il parto cesareo.

DIMMI CHE CERVELLO HAI E TI DIRò CHI VOTI

A pochi giorni dalle elezioni la domanda sorge spontanea: ma per chi voteranno i nostri vicini di casa o i colleghi d’ufficio?

Per saperlo basterebbe dare uno sguardo... dentro loro testa: secondo un recente studio pubblicato su PLOS ONE infatti, le preferenze politiche si tradurrebbero in strutture cerebrali differenti tra individui di orientamento progressista e soggetti più conservatori.

Cervelli di destra e di sinistra. Secondo Darren Schreiber, ricercatore in neuroscienze all’Università di Exeter (Regno Unito) e responsabile dello studio, l’analisi avrebbe successo nel 71,6% dei casi. Lo studio è stato condotto su 82 cittadini americani iscritti nelle liste pubbliche di partiti politici e ha analizzato la loro propensione al rischio.
Schreiber e i suoi colleghi hanno sottoposto i volontari a semplici giochi il cui scopo era quello di prendere decisioni in cambio di un compenso e hanno monitorato la loro attività neurologica mediante risonanza magnetica funzionale. I risultati dell’esperimento non hanno rilevato sostanziali differenze nella capacità di assumere e gestire il rischio, ma hanno evidenziato processi cerebrali molto diversi tra repubblicani e democratici durante la fase decisionale.

Biologia politica. In passato altri studi avevano già dimostrato l’esistenza di differenze neurologiche legate alle preferenze politiche: i democratici per esempio avevano mostrato una maggior attività cerebrale nelle aree del cervello connesse al mondo delle relazioni e delle amicizie, mentre i repubblicani erano risultati più sensibili nelle aree degli affetti, delle relazioni forti e della famiglia.
In altre ricerche erano invece state notate differenze nella struttura dell’amigdala - la zona dove si elaborano le paure – tra liberali e conservatori. E ogni variazione nell’architettura del cervello si traduce in comportamenti e modi di pensare differenti.
Ma sono le preferenze politiche a modifcare la forma del cervello o è la sua conformazione a definire gli orientamenti di ciascuno dentro la cabina elettorale? I ricercatori sono divisi: nel 2008 John Alford, della Rice University di Huston aveva evidenziato i fondamenti biologici delle preferenze politiche.

Taxisti cervelloni. La politica non è comunque l’unica attività umana a influire sullo sviluppo neurologico: già 10 anni fa una ricerca su taxisti londinesi aveva mostrato un ingrossamento del loro ippocampo – la zona utilizzata per la navigazione e l’orientamento spaziale – che risultava essere molto più sviluppato rispetto alla media.
Il fatto che le preferenze politiche siano in qualche modo scritte nel cervello non significa comunque che siano immutabili: “le nostre strutture neurologiche “ spiega Schreiber, “sono infatti molto dinamiche”.

giovedì 21 febbraio 2013

UN FARMACO PER COMBATTERE LE PENE D'AMORE


Un farmaco per curare il mal d’amore, per tenere a bada le farfalle nello stomaco. Roba da cinici? No, da farmacisti. E’ di sicuro curioso che una ragazza di 24 anni si presenti all’esame di laurea con una tesi dal titolo «L’innamoramento, una patologia che si può curare». Gaia Vitali lo ha fatto e si è laureata così con 102 alla facoltà di Farmacia di Perugia.
Amorex «In verità un farmaco esiste già e si chiama Amorex – spiega la neo dottoressa – è austriaco e si basa sull’estratto della Griffonia simplicifolia». Secondo quanto riporta il foglietto illustrativo «agisce sulle alterazioni biologiche sottese al romantic stress aumentando i livelli di serotonina e BDNF». Agendo sulla serotonina (l’ormone su cui opera ad esempio il Prozac), di fatto collega le pene d’amore alla depressione.
L’ormone dell’amore Ma la studentessa perugina ha un approccio diverso, nella sua tesi. «Quella di cui mi sono occupata io – dice – è la sofferenza che si prova nella primissima fase, quella dell’innamoramento, quando non si sa se si verrà corrisposti e si hanno mille dubbi e incertezze. L’ormone che viene identificato in questa fase come protagonista è la dopamina, quello per capirci che è superiore al normale negli schizofrenici». L’idea, dunque, è che siccome è la stessa sostanza in eccesso quando ci si arrovella tra i dubbi amorosi e quando si hanno disturbi della personalità tipici nella schizofrenia, si possano usare gli stessi farmaci per avere un sollievo.
Amore e schizofrenia «L’amore è schizofrenia? In un certo senso, quello ormonale, sì – afferma Gaia – certo che questa è una tematica piuttosto nuova nelle neuroscienze e non si hanno, al momento, evidenze scientifiche sull’efficacia dei farmaci sugli innamorati». Nella tesi, Gaia cita studi recenti sull’attivazione delle aree cerebrali monitorate, ad esempio, mentre due persone si baciano. Ma da qui a testare farmaci isolando le sofferenze d’amore da altri tipi di malesseri psicofisici il discorso è lungo. «E anche complesso – sottolinea lei – gli ormoni coinvolti nelle varie fasi dell’amore sono tanti».
Amore amaro Ma perché si dovrebbe curare il malessere forse più dolce per un essere umano? «Questo non è sempre vero – rimarca Gaia – non tutti vivono allo stesso modo il dolore magari di un amore impossibile, che può anche spingere verso la depressione. Io, innanzi tutto, non volevo fare una tesi banale e poi è un argomento che mi piacerebbe approfondire anche dopo la laurea, in una scuola di specializzazione».
Ad avere la pillolina… Viene da chiedersi se all’origine della tesi ci sia una delusione bruciante come quella che struggeva i poeti stilnovisti. «In effetti no, sono felicemente fidanzata – replica Gaia -. In passato, sì, come tutti, mi sono innamorata delle persone sbagliate e, in certi momenti, ad avercela avuta un pillola…».

domenica 17 febbraio 2013

ELEZIONI POLITICHE: I PROGRAMMI SANITà DEI PARTITI

Tutti (tranne Monti) contro la spending review targata Enrico Bondi. Tutti (sotto elezioni) contro l'invasione dei partiti nelle asl e negli ospedali. Tutti che battono la grancassa della ricerca e della meritocrazia, riconoscono il ruolo dell'industria della salute e promettono una parte centrale all'esercito di oltre 1,5 milioni di italiani (ed elettori) che lavorano nel settore. Molti fautori di un ruolo forte del ministero, Monti che vuole un cambio di rotta sul federalismo sanitario, la Lega che invece lo recita come un mantra. Ma non tutti in sintonia sul futuro welfare: chi strizza l'occhio all'arretramento dello Stato, chi rivendica l'universalità ma cambiando parecchio, chi agita la carta dei fondi integrativi e chi la rinnega, chi dice basta all'aziendalizzazione che sta per compiere 18 anni. Giusto l'eta per votare.

Partiti in ordine sparso ma con tante promesse sulla sanità verso le elezioni. A conferma che il sistema-salute, con oltre 110 miliardi di spesa pubblica l'anno (e 30 di spesa privata) e una filiera che vale l'11,2% del pil, è insieme un ingombro e un fortino di potere eccezionale.

A dominare il dibattito è l'allarme lanciato da Monti fin da novembre: il rischio di sostenibilità per il Ssn senza interventi non semplicemente di lifting. Allarme che il Pd ha restituito al mittente, rilanciando la palla nella metà campo ormai avversaria: «Come diceva un rapporto canadese degli anni Novanta, la sostenibilità è quella che uno Stato (e un Governo) decide di darsi». Ovvero, quanto ci si vuole scommettere e investire. Che welfare sanitario, insomma, darci per l'oggi e costruire per il domani.
Intanto i partiti già con le candidature hanno dato precisi segnali. Ecco così nel Pd i presidenti dell'Ordine dei medici e del collegio degli infermieri. Nel Pdl invece i vertici dell'Ordine dei farmacisti. Sirene per le categorie, indicazioni di marcia. Non sono un caso le parole di Angelino Alfano: «Se vince il Pd vi asfalta», ha detto ai farmacisti riferendosi alle note voglie bersaniane di liberalizzazioni. Così Stefano Fassina, responsabile economico Pd, ha replicato: «Non asfaltiamo nessuno, vogliamo il dialogo». Come ha fatto anche l'ormai montaniano ministro Renato Balduzzi.

Intanto parlano i programmi. Con tutte le tare pre-voto. Il Pd s'è gettato per primo nella mischia con lo slogan: basta tagli, largo agli investimenti. E sui nuovi ticket frena: o si eliminano o, se il fisco funziona, pensare di legarli ai redditi. Altolà all'attuale spending, ma azzerando sprechi e inefficienze con un'organizzazione riveduta e corretta: cure sul territorio da rifare (e da finanziare) poi ospedali da mettere in linea. Stop al federalismo spacca Italia, via a un ministero più forte. Dare all'industria, a partire da quella farmaceutica, una programmazione almeno triennale. Poi un ruolo forte agli operatori, la prevenzione, la tutela assicurativa dei medici.

Decisamente più scarno il programma del Pdl. Che rilancerà la legge sul biotestamento, la sussidiarietà, la riforma della legge Basaglia, un ruolo pubblico-privato nel segno della par condicio. E dei «prezzi di riferimento». Mentre la Lega, socia di centro-destra, ha un solo vero obiettivo: avanti a colpi di federalismo e di costi standard. Ma sembra isolata nel suo alzar la voce. Le macro Regioni, il super Nord come stelle lucenti.

I partiti della «Lista civica» per Monti presenteranno domani il programma nel segno del «diritto alla salute». Ma qualcosa trapela: salvare l'universalità con forti dosi di efficienza, rafforzando il ruolo del ministero facendo tornare allo Stato la (quasi) piena competenza sulla salute. Anche cambiando le regole per spartire le risorse, liberando il Ssn dall'invadenza dei partiti, garantendo la trasparenza on line anche per conoscere la qualità delle prestazioni di ogni ospedale. Valorizzando merito ed eccellenze. E l'industria, volano «di ricchezza e di occupazione». Insomma: salvare il soldato Ssn, ma rivestendolo da cima a fondo.

Poi ci sono gli altri outsider. M5S di Beppe Grillo rilancia su equità e universalità, chiede ticket tarati sui redditi e di cambiare la devolution. Ma anche di reintrodurre i Cda nelle asl ed impedire l'attività privata dei medici, incentivando il merito anche con tetti massimi nell'attività privata. «Fermare il declino», per parte sua, rilancia la lotta agli sprechi e alle clientele e propone una competizione ad armi pari col privato. Esattamente il contrario di «Rivoluzione civile» che fa del servizio pubblico la stella polare (dunque facendo regredire il privato) e mette gli obiettivi di salute prima di quelli economici.

Di tutto, di più. Prima del voto. Dopo il voto, si vedrà. Anche se serviranno altre manovre, e a chi toccherà pagare.

Le proposte dei partiti sulla salute

PD-SEL-PSI
Stop a tagli e definanziamento del Ssn: nel settore, anzi, si deve investire di più. Ma aggredendo sacche di spreco, inefficienze clientelari e cambiando la governance. Per i nuovi ticket (2 miliardi in più dal 2014) puntare a soluzioni alternative, anche su ticket tarati sui redditi familiari se il Fisco funziona. Altolà ai tagli lineari (spending) e per i fondi integrativi interventi limitati alla regolazione normativa e fiscale. Il ruolo del ministero va rafforzato senza più subalternità verso l'Economia e derive federaliste. Riconoscere il ruolo trainante dell'industria, a partire dal farmaceutico, con una programmazione di 3-5 anni. E ancora: partiti fuori dalle nomine, puntare sulla prevenzione, riqualificare le cure sul territorio e rivedere il ruolo degli ospedali, tutela assicurativa per i medici, ruolo cruciale degli operatori.

PDL-LEGA
Il programma del Pdl è estremamente scarno. Nel Welfare in generale, si dice di voler puntare sulla sussidiarietà, con un accenno chissà se valido anche per la sanità al «buono-dote e credito d'imposta per la libera scelta nei servizi del Welfare». Cambiare la legge Basaglia del 1978 sulla salute mentale, altro slogan, possibile richiesta di cambiare la spending review e di tutelare i medici dai rischi clinici. Fare la legge sul biotestamento. Rapporto pubblico-privato da riequiibrare, nel segno della par condicio. Sul federalismo le anime Nord-Sud sicuramente non hanno trovato una sintesi: piacciono i prezzi di riferimento, chissà fino a che punto.
Il Carroccio invece va a tutto federalismo e dei costi standard fa la sua bandiera pressoché esclusiva: «È il presupposto fondamentale – afferma – per garantire il diritto alla salute».

SCELTA CIVICA
Assicurare l'universalità delle cure ma con un forte recupero di efficienza del sistema. Dunque, rinnovare in profondità definendo precisione le prestazioni da garantire nello stesso modo a ogni latitudine. Ticket sostituiti con una franchigia legata al reddito Isee. Rafforzare il ministero e il suo ruolo di indirizzo e di controllo e affidare allo Stato la competenza sulla salute. Cure h24 modello Balduzzi e taglio dei posti letto negli ospedali. Nuove regole di riparto, stop all'invadenza dei partiti. Garanzie ai medici sul rischio clinico. Regole chiare nel rapporto pubblico-privato, definendo le prestazioni dei Fondi integrativi. Ruolo attivo e partecipe dei cittadini, garantendo visibilità e conoscenza (on line) delle prestazioni e della loro qualità nelle strutture. Valorizzare eccellenze e i meriti, riconoscere il volano dell'industria della salute come creatrice di ricchezza e di occupazione.

MOVIMENTO 5 STELLE
Garantire a tutti l'equità e l'accesso alle prestazioni essenziali, anche con ticket proporzionali ai redditi. Monitorare e correggere la devolution. Promuovere i farmaci fuori brevetto e prescrivere solo per principio attivo, niente incentivi economici agli informatori scientifici. Non consentire ai medici pubblici di operare nel privato, incentivandone la permanenza nel Ssn, premiando il merito anche con tetti massimi nell'attività privata. Trasparenza e snellimento burocratico: liste d'attesa, centri di prenotazione e convenzioni coi privati on line. Reintrodurre i Cda nelle Asl e negli ospedali per limitare il potere dei direttori generali. Possibilità di donare l'8 per mille alla ricerca medico-scientifica e finanziare la ricerca indipendente attingendo ai fondi per quella militare. Investire sui consultori familiari e sulla sicurezza.

RIVOLUZIONE CIVILE
La parola d'ordine è secca: «Rafforzare il sistema sanitario pubblico e universale». Con un'attenzione particolare che dev'essere rivolta alla non autosufficienza. Lo stesso leader di Rivoluzione civile, Antonio Ingroia, ha poi aggiunto che la gratuità dei farmaci va estesa ad alcuni farmaci di fascia C senza prodotti analoghi in fascia A, soprattutto per i pensionati e per i bassi redditi. No ai tagli lineari indiscriminati contro i cittadini e le eccellenze. Eliminare tutte le misure che hanno favorito la sanità privata. Investire nella prevenzione, restituire un ruolo attivo ai Comuni, rivedere la rete ospedaliera con meno tagli dei posti letto ma creando cure e servizi territoriali. Stop all'aziendalizzazione e alla prevalenza degli obiettivi economici su quelli di salute, impedire il doppio lavoro nel pubblico e nel privato, nuove nomine per i manager svincolandoli dal potere politico.

FARE PER FERMARE IL DECLINO
Eliminare le sacche di spreco e definire chiaramente i contorni e il ruolo del servizio pubblico. «Sistema pubblico non vuol dire "non privato"», ha detto lo stesso leader di «Fermare il declino», Oscar Giannino. In questa direzione, dunque, saranno necessarie iniezioni di concorrenza a vasto raggio tra il sistema pubblico e il privato. Sulla falsariga del modello, secondo FiD, seguito negli ultimi anni dalla Germania dove l'aumento della componente privata rispetto a quella pubblica avrebbe consentito di contenere meglio i costi generali. Tra gli sprechi, massima attenzione a quelli legati all'acquisto di forniture da parte di Asl e ospedali, cresciuti a livello esponenziale. Rilancio e massima attenzione al ruolo delle industrie di settore. A cominciare da quella farmaceutica, colpita in quattro anni da tagli per 11 miliardi che avrebbe potuto reinvestire in ricerca e innovazione.

MEDICINA A NUMERO APERTO!!!!

Annullati i test di ingresso a medicina. A partire dall'anno accademico 2013/2014 le facoltà di Medicina saranno tutte a numero aperto.
Questo sarebbe il sogno di numerosi studenti che aspirano a diventare medici, ma la realtà è sempre la stessa. Anzi, quest'anno i test saranno anticipati a luglio, a discapito di tutti gli studenti che solitamente si impegnano nel periodo estivo nello studio in vista del concorso, e che invece sono impegnati nel sostenere gli esami di maturità o quelli universitari.
Ecco come il governo italiano spezza le speranze dei giovani.

Sanità pubblica: I CAMBIAMENTI DEL 2013

Il 2013 porta numerose novità in ambito di sanità pubblica. I tagli richiesti al comparto, pari a circa 8 miliardi di euro, hanno messo in moto una macchina inarrestabile di cambiamenti. Vediamo insieme di cosa si tratta e cosa cambierà per i pazienti.

I Lea

Il primo grande cambiamento, ancora in via di definizione, è quello dei Lea, i livelli di assistenza del sistema sanitario nei confronti del malato. Entreranno nell’elenco delle malattie le cui terapie vengono sostenute dallo Stato 110 malattie rare e cinque patologie croniche fino ad ora mai inserite: le Broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO) al II stadio (moderato), III stadio (grave), e IV stadio (molto grave) ovvero l’enfisema polmonare e la broncopolmonite cronica; le osteomieliti croniche; le patologie renali croniche; il Rene Policistico Autosomico Dominante; la Sarcoidosi al II, III e IV stadio. Anche la sindrome da Talomide entrerà  nei  Lea, al pari delle ludopatie come il gioco d’azzardo patologico.
sanità pubblica cosa cambia 2013

Le analisi e le ricette mediche

Anche specifiche analisi ed indagini diagnostiche molto costose subiranno dei cambiamenti. In questo caso si parla di un taglio netto agli sprechi limitando le prescrizioni e dando la possibilità di un rimborso pubblico solo a coloro che entreranno in una casistica ben precisa ed ancora al vaglio  degli esperti. Quel che è sicuro è che non basterà un semplice dolore al ginocchio ad avvallare una risonanza magnetica o una tac. Altro esempio: gli interventi di tunnel carpale e di cataratta non verranno più eseguiti in stato di ricovero. Proprio in base a tali assunti saranno controllate con maggiore attenzione almeno il 5% delle ricette emesse, mettendo a confronto la patologia descritta, l’età del paziente ed il suo stato di cronicità contestualmente alla richiesta di ulteriori controlli. Il medico dovrà scrivere sulla ricetta la malattia sospettata. In mancanza di tale specifica la richiesta verrà considerata nulla.

Il parto e l’anestesia epidurale

Per abbattere i costi derivanti dalla richiesta di parto cesareo da parte delle donne anche in caso di mancanza di pericoli relativamente al parto naturale, nei Lea entrerà anche l’anestesia epidurale, al fine di non far sentire dolore alla donna e consentire una nascita priva di pericoli per il bambino.

venerdì 15 febbraio 2013

Università, anticipati a luglio i test

I TEST per l'ammissione ai corsi a numero chiuso a livello nazionale si svolgeranno a luglio. A pochi giorni dalle elezioni, il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, anticipa di un mese e mezzo le date dei test di ammissione ai corsi universitari a numero chiuso. Anziché a settembre, com'è stato finora da quando esistono i test di accesso, per essere ammessi alla facoltà di Medicina, e ad Odontoiatria, i test si svolgeranno il 23 luglio. E a seguire, tutti gli altri: Veterinaria il 24 luglio, Architettura il 25 luglio e soltanto le Professioni sanitarie il 4 settembre. I test di Medicina in lingua inglese si svolgeranno addirittura il 15 aprile.

Test nel mese di aprile che scatteranno dal 2014: 8 aprile per Medicina ed Odontoiatria, 9 aprile per medicina veterinaria, 10 aprile 2014 per Architettura e 3 settembre per le Professioni sanitarie. Un anticipo a sorpresa, quello di Profumo, che metterà in crisi i diplomandi e anche coloro che hanno programmato i corsi di preparazione per i test. Gli studenti delle scuole superiori, infatti, una volta archiviata la pratica della maturità dedicano l'intero periodo estivo allo studio delle materie oggetto dei test. Il motivo di questo anticipo è contenuto nella asettica comunicazione apparsa oggi sul sito del Miur.

Università, anticipati a luglio i test"Al fine di offrire adeguata informativa agli studenti interessati e di permettere agli atenei di procedere nella predisposizione delle opportune misure organizzative legate allo svolgimento delle prove, si comunicano le date di effettuazione dei test per l'anno accademico 2013/2014". Per gli studenti dell'Unione degli universitari si tratterebbe di "un altro blitz del ministro Profumo" a pochissimi giorni dalle elezioni. "Scandaloso il calendario dei test di ammissione che si terranno a luglio ed ad aprile", tuonano dall'Udu.

"Stabilire l'inizio delle prove per i test di ammissione a luglio è un ulteriore ostacolo all'accesso all'università", dichiara Michele Orezzi, coordinatore dell'Udu. "Non solo gli studenti dovranno prepararsi a sostenere un test d'ingresso su materie che possibilmente non hanno mai nemmeno studiato, inoltre avranno pochissimo tempo a disposizione per farlo in quanto saranno impegnati, almeno fino alla prima metà di luglio, a sostenere gli esami di maturità. E' un altro palese attacco al diritto allo studio e all'accesso alla formazione per migliaia di studenti".

 "Il Ministro Profumo  -  continua Orezzi  -  non si smentisce nemmeno da dimissionario. Dopo il tentativo di far passare il decreto sul diritto allo studio, che di fatto annienta i diritti degli studenti meritevoli ma privi di mezzi, in sordina senza il coinvolgimento degli studenti, adesso sferra un altro attacco agli studenti. Questa calendarizzazione è un ulteriore percorso ad ostacoli per migliaia di studenti che, dopo le scuole superiori, vogliono intraprendere un percorso universitario e la cosa più grave è che il Miur cambia ancora una volta le regole in corsa e senza un minimo di preavviso e concertazione con gli studenti".I TEST per l'ammissione ai corsi a numero chiuso a livello nazionale si svolgeranno a luglio. A pochi giorni dalle elezioni, il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, anticipa di un mese e mezzo le date dei test di ammissione ai corsi universitari a numero chiuso. Anziché a settembre, com'è stato finora da quando esistono i test di accesso, per essere ammessi alla facoltà di Medicina, e ad Odontoiatria, i test si svolgeranno il 23 luglio. E a seguire, tutti gli altri: Veterinaria il 24 luglio, Architettura il 25 luglio e soltanto le Professioni sanitarie il 4 settembre. I test di Medicina in lingua inglese si svolgeranno addirittura il 15 aprile.

Test nel mese di aprile che scatteranno dal 2014: 8 aprile per Medicina ed Odontoiatria, 9 aprile per medicina veterinaria, 10 aprile 2014 per Architettura e 3 settembre per le Professioni sanitarie. Un anticipo a sorpresa, quello di Profumo, che metterà in crisi i diplomandi e anche coloro che hanno programmato i corsi di preparazione per i test. Gli studenti delle scuole superiori, infatti, una volta archiviata la pratica della maturità dedicano l'intero periodo estivo allo studio delle materie oggetto dei test. Il motivo di questo anticipo è contenuto nella asettica comunicazione apparsa oggi sul sito del Miur.

"Al fine di offrire adeguata informativa agli studenti interessati e di permettere agli atenei di procedere nella predisposizione delle opportune misure organizzative legate allo svolgimento delle prove, si comunicano le date di effettuazione dei test per l'anno accademico 2013/2014". Per gli studenti dell'Unione degli universitari si tratterebbe di "un altro blitz del ministro Profumo" a pochissimi giorni dalle elezioni. "Scandaloso il calendario dei test di ammissione che si terranno a luglio ed ad aprile", tuonano dall'Udu.

"Stabilire l'inizio delle prove per i test di ammissione a luglio è un ulteriore ostacolo all'accesso all'università", dichiara Michele Orezzi, coordinatore dell'Udu. "Non solo gli studenti dovranno prepararsi a sostenere un test d'ingresso su materie che possibilmente non hanno mai nemmeno studiato, inoltre avranno pochissimo tempo a disposizione per farlo in quanto saranno impegnati, almeno fino alla prima metà di luglio, a sostenere gli esami di maturità. E' un altro palese attacco al diritto allo studio e all'accesso alla formazione per migliaia di studenti".

 "Il Ministro Profumo  -  continua Orezzi  -  non si smentisce nemmeno da dimissionario. Dopo il tentativo di far passare il decreto sul diritto allo studio, che di fatto annienta i diritti degli studenti meritevoli ma privi di mezzi, in sordina senza il coinvolgimento degli studenti, adesso sferra un altro attacco agli studenti. Questa calendarizzazione è un ulteriore percorso ad ostacoli per migliaia di studenti che, dopo le scuole superiori, vogliono intraprendere un percorso universitario e la cosa più grave è che il Miur cambia ancora una volta le regole in corsa e senza un minimo di preavviso e concertazione con gli studenti".I TEST per l'ammissione ai corsi a numero chiuso a livello nazionale si svolgeranno a luglio. A pochi giorni dalle elezioni, il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, anticipa di un mese e mezzo le date dei test di ammissione ai corsi universitari a numero chiuso. Anziché a settembre, com'è stato finora da quando esistono i test di accesso, per essere ammessi alla facoltà di Medicina, e ad Odontoiatria, i test si svolgeranno il 23 luglio. E a seguire, tutti gli altri: Veterinaria il 24 luglio, Architettura il 25 luglio e soltanto le Professioni sanitarie il 4 settembre. I test di Medicina in lingua inglese si svolgeranno addirittura il 15 aprile.

Test nel mese di aprile che scatteranno dal 2014: 8 aprile per Medicina ed Odontoiatria, 9 aprile per medicina veterinaria, 10 aprile 2014 per Architettura e 3 settembre per le Professioni sanitarie. Un anticipo a sorpresa, quello di Profumo, che metterà in crisi i diplomandi e anche coloro che hanno programmato i corsi di preparazione per i test. Gli studenti delle scuole superiori, infatti, una volta archiviata la pratica della maturità dedicano l'intero periodo estivo allo studio delle materie oggetto dei test. Il motivo di questo anticipo è contenuto nella asettica comunicazione apparsa oggi sul sito del Miur.

"Al fine di offrire adeguata informativa agli studenti interessati e di permettere agli atenei di procedere nella predisposizione delle opportune misure organizzative legate allo svolgimento delle prove, si comunicano le date di effettuazione dei test per l'anno accademico 2013/2014". Per gli studenti dell'Unione degli universitari si tratterebbe di "un altro blitz del ministro Profumo" a pochissimi giorni dalle elezioni. "Scandaloso il calendario dei test di ammissione che si terranno a luglio ed ad aprile", tuonano dall'Udu.

"Stabilire l'inizio delle prove per i test di ammissione a luglio è un ulteriore ostacolo all'accesso all'università", dichiara Michele Orezzi, coordinatore dell'Udu. "Non solo gli studenti dovranno prepararsi a sostenere un test d'ingresso su materie che possibilmente non hanno mai nemmeno studiato, inoltre avranno pochissimo tempo a disposizione per farlo in quanto saranno impegnati, almeno fino alla prima metà di luglio, a sostenere gli esami di maturità. E' un altro palese attacco al diritto allo studio e all'accesso alla formazione per migliaia di studenti".

 "Il Ministro Profumo  -  continua Orezzi  -  non si smentisce nemmeno da dimissionario. Dopo il tentativo di far passare il decreto sul diritto allo studio, che di fatto annienta i diritti degli studenti meritevoli ma privi di mezzi, in sordina senza il coinvolgimento degli studenti, adesso sferra un altro attacco agli studenti. Questa calendarizzazione è un ulteriore percorso ad ostacoli per migliaia di studenti che, dopo le scuole superiori, vogliono intraprendere un percorso universitario e la cosa più grave è che il Miur cambia ancora una volta le regole in corsa e senza un minimo di preavviso e concertazione con gli studenti".

fonte: Repubblica.it