sabato 17 gennaio 2015

LE BIOTERAPIE NEL TRATTAMENTO DEI FIBROMI UTERINI

CONTI E.*, TRAPANI G.**
*Aiuto Divisione di Ostetricia e Ginecologia Azienda RegionaleOspedaliera USL 11,Vercelli **Direttore Didattico Scuola Superiore di Omeopatia SMB Italia 
Il fibroma o fibromioma o leiomioma uterino è il tumore benigno che con maggiore frequenza si riscontra nella patologia ginecologica (15 - 20% delle donne). L'incidenza maggiore è fra i 35 e  50 anni, ha un volume estremamente variabile e può essere singolo o multiplo. Sono variamente localizzati nei vari strati uterini (sottosierosi, intramurali, sottomucosi, cervicali, infralegamentosi, ecc.) Sono di consistenza più o meno dura in base alla prevalenza di tessuto fibroso o muscolare, a volte possono essere emorragici per la presenza di stravasi ematici. Istologicamente sono costituiti da fibrocellule muscolari lisce con presenza variabile di tessuto fibroso. L'ovaio può presentare una trasformazione policistica che può essere espressione di una elevata produzione di estrogeni. Il fatto che derivi da elementi muscolari immaturi, che interessi prevalentemente l'età riproduttiva e che spesso regredisca in menopausa e che si associ ad iperplasia ghiandolare dell'endometrio e ad ovaio policistico dovrebbe indirizzare ad una eziologia ormonale (iperestrogenismo) del tumore. I sintomi associati sono meno-metrorragie, dolore più o meno evidente, fenomeni di compressione (dalla pollacchiuria alla ritenzione idirca) menopausa tardiva, sterilità ed infertilità. Estremamente rara è la degenerazione maligna o sarcomatosa. La diagnosi della malattia è fondamentalmente ecografica, senza trascurare però l'esplorazione vaginale della cavità uterina e se i miomi sono sottomucosi l'isteroscopia. Di solito l'ecografia è transaddominale,ma per evidenziare meglio le pareti uterine e la cavità endometriale attualmente viene utilizzata l'ecografia transvaginale. La terapia Allopatica è sia medica che chirurgica. La terapia medica ha lo scopo di controllare le meno-metrorragie e la dismenorrea che i fibromi possono provocare e vengono somministrati progestinici dal 5° o dal 10° giorno del ciclo fino al 24°- 25° giorno. La terapia chirurgica consiste nell'escissione del nodo fibroso, conservando così la capacità riproduttiva, oppure nell'isterectomia. Nel primo caso il rischio di recidiva é del 20% dopo 2 - 4 anni; il secondo trattamento è riservato ai fibromi voluminosi o a rapida crescita o che creano sintomi (disturbi minzionali, pesantezza pelvica, menometrorragie) molto fastidiosi. Di fronte ad un panorama così poco confortante offerto dalla terapia allopatica, abbiamo pensato alle capacità regolatrici dell'equilibrio ormonale che ci vengono offerte dalla fitogemmoterapia, alla possibilità modulazione dell'attività replicativa delle cellule muscolari dell'utero ed all'azione modulatrice che svolgono sulla persona i rimedi diatesici omeopatici. Naturalmente eravamo perfettamente consapevoli del fatto che i piccoli fibromi rispondono molto bene al trattamento di terreno, i fibromi più grossi non regrediscono, ma si può osservare un miglioramento della sintomatologia clinica correlata, fino alla soppressione dei disturbi funzionali, per poter evitare l'intervento chirurgico.
Per questo motivo nell'ambito dell'attività di Ricerca Clinica svolta dalla Scuola Superiore di Omeopatia di Milano nell'anno 1996-1997 in collaborazione con il Dott. Ezio Conti Aiuto della Divisioen di Ostetricia e ginecologia dell'Azienda Regionale Ospedaliera USL 11 di Vercelli è stato proposto un protocollo pilota di Bioterapie ed Omeopatia per verificare il modo con il quale i fibromiomi rispondevano a questo approccio teapeutico.
MATERIALI E METODI
Sono state reclutate 11 pazienti di età compresa fra i 38 ed i 53 anni (Tab.1). Di queste 1 ha sospeso la terapia dopo pochi giorni lamentando episodi di cefalea ma soprattutto perchè era scarsa la sua compliance con lo schema terapeutico. Un'altra paziente ha sospeso la terapia dopo due mesi ( perchè era insorta una gravidanza) e dopo aver comunque avuto un beneficio riduzione del fibroma da 67 mm a 45 mm) pertanto è stata inclusa nella ricerca. L'ecografia di  diagnosi e di controllo è stata eseguita sempre durante la fase follicolare del ciclo, dallo stesso operatore e con lo stesso ecografo. Nel gruppo delle 10 pazienti che abbiamo analizzato l'età media era aa 45.8 (± 4.57) e la terapia è durata mediamente mesi 6.7 (± 2.6) (Tab.2).
Lo schema terapeutico utilizzato è stato:
Rimedio Organoterapico:
UTERUS 9 CH 1 supposta tre volte alla settimana
FOLLICOLINUM 9 CH dal 1° al 18° gg del ciclo
PROGESTERONE 4 CH dal 10° all'ultimo gg del ciclo
Rimedi gemmoterapici:
ALNUS INCANA MG 1 DH 50 gtt prima di colazione
RUBUS IDAEUS MG 1 DH 50 gtt prima di colazione
SEQUOIA GIGANTEA MG 1 DH 50 gtt prima di cena
RIMEDI OMEOPATICI DIATESICI:
THUYA 30 CH 1 dose ogni 3 settimane
Il rimedio organoterapico Uterus è stato scelto per l'azione regolatrice che l'organoterapico ha sulla muscolatura uterina.
Follicolinum per l'azione in senso inibitorio verso la produzione di estrogeni.
Progesterone per aumentare in modo fisiologico la produzione di progesterone.
I rimedi gemmoterapici, nell'ordine:
Alnus Incana (Ontano Bianco) per l'indicazione specifica in caso di fibroma uterino per l'attività antiinfiammatoria sui tessuti affetti da flogosi cronica
Rubus Idaeus (Lampone) per l'azione riequilibrante l'asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e riequlibrano la secrezione ovarica.
Sequoia Gigantea (Sequoia) aumenta la secrezione di 17-chetosteroidi che effettuano la loro azione antiinfiammatoria sull'utero fibromatoso.
Il rimedio omeopatico Thuya perché sono state scelte pazienti che presentavano tratti della diatesi sicotica.
DISCUSSIONE
Su dieci pazienti una aveva tre miomi sottosierosi nella parete posteriore, di questi due sono scomparsi ed uno si è ridotto da 35 mm a 11 mm. In alcune pazienti erano presenti vari disturbi funzionali come poliuria, dispareunia, ipermenorrea, dolori al Quadrante Addominale Inferiore (QAI) che sono scomparsi alla fine della terapia. Globalmente sono stati osservati 12 fibromi di varie dimensioni e di questi 7 sono rimasti (49%) e si sono ridotti notevolmente di volume, 5 sono scomparsi (41%) (Fig 1). Anche se i calcoli statistici sono scarsamente applicabili all'omeopatia perchè non tengono conto della Reazione Individuale del Malato abbiamo voluto ugualemnte esaminare l'insieme dei dati relativi a questi 12 fibromi osservati. Mediamente la loro dimensione all'inizio della terapia era di mm 41.58 (± 16.9), e si è ridotta a fine terapia a mm 10.75 (± 13.81) (Fig.2). Il test del Chi quadro rivela un P < 0.0001 quindi altamente significativo.
CONCLUSIONI
Come possiamo osservare dai dati proposti , pur essendo pochi casi osservati, il successo terapeutico è tale che le Bioterapie posso sicuramete essere proposte come terapia medica sostitutiva della terapia ormonale progestinica nella terapia del mioma uterino. Sicuramente sono privi di effetti collaterali, hanno un'azione regolatrice della secrezione ormonale e questo consente di controllare l'evoluzione (l'accrescimento ed i disturbi funzionali correlati) del  fibromioma e quindi evitare l'intervento chirurgico che oltre ai rischi classici e pur sempre mutilante e mortificante per la paziente.
Volutamente in questo studio pilota non sono stati utilizzati i rimedi omeopatici sintomtici ed il Simillimum che pure erano previsti dal protocollo, ma solo il rimedio diatesico Thuya perchè in tutte le pazienti erano presenti tratti di questa diatesi. Visto la validità del trattamento complesso l'aggiunta del Simillimum aumenterà la rapidità dell'efficacia della terapia riducendo la durata della cura.
Naturalmente riconosciamo che i dati sono pochi, ma il lavoro continua.
BIBLIOGRAFIA
BLANC B., BOUBLI L.: "Ginecologia" Fogliazza Ed.,1994.
FLEISCHER A., ROMERO R. "Atlante di Ecografia Ostetrico-Ginecologica" Momento Medico Ed., 1993.
GRECO J.: "Homeopathie en Gynecologie" Maloine Ed. Paris,1988.
GUERMONPREZ M., PINKAS M., TORCK M.: "Matiere medicale Homeopatique" BOIRON Ed., Saint-Foy-Lès-Lyon,1985.
PITERA' F.: "Compendio di Gemmoterapia Clinica" De Ferrari Ed. Genova, 1994
PESCETTO G., DE CECCO L., PECORARI D.: "Manuale di Clinica Ostetrica e Ginecologica" Società Editrice Universo, Roma, 1979.
TETAU M.: "La Materia Medica Omeopatica Clinica e associazioni Bioterapiche" IPSA Ed., Palermo,1986.
TETAU M.:"L'Organoterapia, nuovi studi clinici" IPSA Ed., Palermo,1988.
VITHOULKAS G.:"Essence des remèdes homéopatiques" Similia Ed., 1988.
 

sabato 13 dicembre 2014

Ago addio: un cerotto servirà ai prelievi di sangue

 
L'idea degli specialisti irlandesi è molto semplice: sostituire la minacciosa siringa dotata di ago metallico con un semplice cerottino che nasconde sotto la sua superficie ben 361 micro-aghi in polimero in grado di penetrare solo lo strato più superficiale dell'epidermide senza raggiungere le terminazioni nervose, responsabili della sensazione dolorosa. I micro-aghi prelevano il liquido interstiziale, la parte liquida tra le cellule che formano un tessuto, e il cerotto è impossibile da riutilizzare.
La paura dell'ago
Una percentuale altissima di persone soffre di belenofobia (paura dell’ago), ma la siringa diventa ancor più problematica nel caso dei bambini nati prematuri, che necessitano di prelievi frequenti e ai quali si devono somministrare farmaci. I piccoli prematuri sono infatti particolarmente vulnerabili e quella siringa diventa protagonista assidua dei loro primi giorni di vita, spesso causando anche molto dolore. L’alternativa è l’inserimento di una cannula permanente, ma anche questa soluzione è spesso difficoltosa persino negli adulti. Ed ecco allora il motivo per cui 361 aghi possono essere meglio di uno, come fa notare Ryan Donnelly, a capo del team che sta mettendo a punto il cerotto, ancora in attesa di essere sottoposto a rigorosi test clinici.
Genitori e bimbi
Felici della scoperta sono ovviamente i genitori dei neonati prematuri così come si dichiarerebbero tali, se potessero parlare, anche i diretti interessati. La Bbc riporta le testimonianze di alcuni genitori di bambini che per almeno tre mesi sono stati sottoposti a quattro/cinque iniezioni giornaliere e che ancora oggi che sono cresciuti conservano quelle cicatrici. Per non parlare dell’impatto emotivo e dell’imprinting traumatico che il piccolo riceve nella sua primissima infanzia.
Altre alternative
L’équipe di Belfast non è la sola a lavorare su un’alternativa alla siringa e in tutto il mondo esistono studi e sperimentazioni in questa direzione. Ma il cerotto con 361 aghi ha il pregio di essere molto facile da utilizzare e di non richiedere alcun particolare addestramento da parte del personale medico e paramedico. Una delle ricercatrici più famose che sta lavorando a un’alternativa alla siringa è Linda Klavinskis, immunologa del Kings College di Londra, e recentemente anche i ricercatori del MIT hanno proposto una tecnologia che eliminerà l'ago ipodermico, grazie a un dispositivo che utilizza la meccanica dell'alta pressione per introdurre i farmaci nel corpo umano. Molti scienziati pensano all’alternativa alla siringa anche come aiuto ai vaccini, per poterli usare a prezzi più accessibili e soprattutto per poterli conservare meglio. Il cerotto con gli aghi in polimero sarebbe infatti particolarmente adatto alla conservazione dei vaccini, che nei Paesi in via di sviluppo incontrano invece spessissimo problemi di temperature di conservazione inadeguate.
Hiv ed epatite
Ultimo, ma non per ultimo, motivo che va considerato: il cerotto con 361 aghi consentirebbe di evitare le infezioni ricorrenti alle quali gli operatori sanitari vanno incontro: è frequentissimo infatti che chi lavora nel settore si punga con l’ago della siringa e come si legge dalle cronache non è nemmeno così raro contrarre l’HIV o l’epatite. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità precisamente ben 21 milioni i casi di epatite B sono imputabili al riutilizzo dell’ago.


di Emanuela Di Pasqua


Siamo disposti a rinunciare al cellulare? Almeno usare il cellulare correttamente potrebbe scongiurare terribili malattie. Il funzionamento dei telefoni cellulari è basato sulla trasmissione di segnali attraverso onde di tipo elettromagnetico; tali segnali vengono ricevuti e ritrasmessi da stazioni radio base (SRB) su bande di frequenza che variano dai 900 ai 2.100 MHz a seconda di quella che è la tipologia tecnologica che viene utilizzata (GSM, DCS e UMTS). Ogni gestore di telefonia mobile utilizza uno o più sistemi basati sulle tecnologie sopra riportate.
Ora che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “forse cancerogeni”, un po’ di preoccupazione si sta diffondendo tra le persone che, però, difficilmente rinunceranno al proprio cellulare, nonostante il rischio dipossibili tumori.
Possiamo impegnarci a seguire qualche piccola regola di buon senso nella gestione quotidiana di cellulari e dispositivi wireless, in modo da contenere gli eventuali rischi collegati all’esposizione prolungata ai suddetti campi elettromagnetici

Come usare il cellulare per ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetiici

  • Tenere cellulari/dispositivi wifi lontani dal corpo mentre sono accesi (quindi, evitiamo sempre, quando è possibile, di riporli in tasca!)
  • Limitare l’uso diretto del cellulare a meno di 30 minuti al giorno: se è possibile, per conversazioni importati preferite vedervi di persona.
  • Dato che le onde non sono solamente quelle del cellulare, ma anche quelle delle altre connessioni senza fili, è opportuno disattivare Bluetooth o Wi-Fi se non vengono utilizzati.
  • Non fare telefonate in movimento: cambiare continuamente cella potrebbe determinare una maggiore esposizione alle onde.
  • Utilizzare preferibilmente gli auricolari per chiamare/ricevere telefonate, non auricolari bluetooth. Gli auricolari bluetooth sono un altro mezzo che consente la riduzione delle radiazioni; sono però, fra i dispositivi citati, quelli meno efficaci perché pur emettendo una dose di radiazioni molto più bassa di quella emessa dai cellulari, lo fanno a contatto con la testa (vengono inseriti nell’orecchio).
    Diversi studi hanno mostrato che l’auricolare è in grado di ridurre da 8 a 20 volte il valore del tasso di assorbimento specifico.  In commercio sono disponibili diversi accessori per telefoni cellulari che sono in grado di ridurre in modo significativo le radiazioni che possono colpire il cervello e altre zone del corpo; si dà ovviamente per scontato che quando si utilizzano questi dispositivi il telefonino venga posizionato lontano dal soggetto.
    Il migliore accessorio per cellulare per ridurre al minimo o addirittura azzerare il livello di radiazioni che dal cellulare potrebbero colpire cervello e altri organi del corpo è l’altoparlante vivavoce.
  • Tutte le volte in cui è possibile, preferire i messaggi di testo (sms | mms) alle telefonate.
  • Fare in modo che i bambini e ragazzi di età inferiore ai 12 anni utilizzino il cellulare in modo limitato.  Il sistema immunitario dei più piccoli è ancora in via di sviluppo ed è ben noto che i bambini sono maggiormente sensibili a determinate cose rispetto agli adulti. Tale limitazione vale anche se nelle vicinanze vi sono donne incinta; queste ultime, a loro volta dovrebbero utilizzare il cellulare solo quando è veramente indispensabile e dovrebbero anche fare attenzione a non tenerlo troppo vicino.
  • Assumere integratori antiossidanti, come ad esempio il ginkgo biloba (in ogni caso, è sempre una buona abitudine chiedere un parere preventivo al nostro medico curante, prima di intraprendere qualsiasi tipo di trattamento).Avere una dieta equilibrata, variata e ricca di frutta e verdure, aiuta ad aumentare le nostre difese immunitarie.
  • Evitare l’utilizzo del cellulare in punti in cui il segnale non è perlomeno buono perché la quantità di radiazioni emessa quando ci troviamo in zone con poco campo è decisamente superiore alla norma.
  • Evitare l’uso del cellulare in automobile per evitare l’effetto gabbia radioattiva.
  • Al momento dell’acquisto di un cellulare, orientarsi su un modello con un tasso di assorbimento specifico (SAR) basso (al massimo 0,40)
  • Evitare l’acquisto di telefonini non omologati o che non riportino l’indicazione della SAR europea.
C’è la notizia di una nuova ricerca che, addirittura, mette in luce gli effetti benefici per l’ attività cognitiva  derivanti dall’esposizione alle onde elettromagnetiche dei cellulari che stimolerebbero l’attività del cervello.
In attesa di risposte oggettive è comunque il caso di seguire i consogli appena citati.

NUOVA CURA PER L'HPV

Un farmaco già noto per la sua efficacia nella cura di diversi virus ha svelato, per la prima volta una sua «seconda natura»: pare infatti rendere i tumori della cervice più sensibili agli effetti di chemio e radioterapia, senza aumentarne gli effetti collaterali. E’ quanto ha sostenuto di recente Eric Deutsch, direttore della radioterapia all’Institut Gustave Roussy di Villejuif (Francia) durante un convegno europeo sui Target Molecolari e le Terapie in Oncologia tenutosi a Barcellona, dove ha presentato i risultati di una sperimentazione iniziale su donne con tumore della cervice. 
 
Un farmaco poco costoso che potenzia le cure anticancro
Cidofovir, il medicinale in questione, è un antivirale a largo spettro, riconosciuto efficace nel trattamento di un’ampia varietà di virus tra cui gli herpes virus, il virus varicella-zoster, il citomegalovirus , il virus di Epstein-Barr e il papilloma virus (o Hpv), che è responsabile della maggioranza dei tumori alla cervice uterina. «Attraverso una serie di meccanismi, quando le cellule sono infettate da Hpv sono più dure a morire – ha spiegato Deutsch -. Ma alcune ricerche avevano indicato che cidofovir può “riportare l’ordine” e fare in modo che le cellule cancerose colpite da chemio e radioterapia abbiano maggiori probabilità di venire uccise. Fino ad oggi, però, non si sapeva se fosse sicuro utilizzare il medicinale in abbinamento agli altri trattamenti anticancro». Dalla sperimentazione di fase uno (che prevede l’uso di un farmaco per la prima volta nell’uomo con l’obiettivo d’identificare la dose massima sicura con cui quel farmaco può essere somministrato ai pazienti senza eccessivi rischi di tossicità) condotta dai francesi per ora soltanto su 15 pazienti con carcinoma della cervice localmente avanzato è emerso che la cura con antivirale non aumenta la tossicità delle cure oncologiche né le rende meno tollerabili, ma pare invece potenziarne l’efficacia. «Fino ad ora non ci sono stati molti studi in questo settore, che è invece interessante – commenta Luciano Mariani, responsabile dell’Unità HPV alla Ginecologia Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma -. La fonte di questo studio è scientificamente molto autorevole e ipotizza un ruolo radiosensibilizzante del farmaco che, se fosse confermato dai necessari studi di fase due e tre (su numeri più ampi di pazienti), sarebbe importante non solo per il beneficio che ne possono trarre i pazienti, ma anche perché si tratta di un farmaco poco costoso».


di Vera Martinella

martedì 9 dicembre 2014

NATALE PER EMERGENCY

Per Natale, invece di fare regali costosi e inutili, un'idea intelligente sarebbe fare regali solidali. In questo modo possiamo rendere felici i nostri cari e nello stesso tempo possiamo dare un piccolo contributo per aiutare chi è meno fortunato di noi, conformi al significato cristiano del Natale!

Visita il sito http://www.nataleperemergency.it/customer/product.php?productid=347&cat=8
potrai scegliere tra tanti gadget un regalo da donare per Natale!

MANO BIONICA

La mano bionica è uno dei risultati ottenuti quando la tecnologia viene applicata alla medicina. Fin dove sarà possibile arrivare in futuro grazie alla tecnologia? La cosa certa è che tutto ciò promette davvero bene.

(video)https://www.facebook.com/video.php?v=581679728570785&fref=nf