Un farmaco
già noto per la sua efficacia nella cura di diversi virus ha svelato,
per la prima volta una sua «seconda natura»: pare infatti rendere i
tumori della cervice più sensibili agli effetti di chemio e
radioterapia, senza aumentarne gli effetti collaterali. E’ quanto ha
sostenuto di recente Eric Deutsch, direttore della radioterapia
all’Institut Gustave Roussy di Villejuif (Francia) durante un convegno
europeo sui Target Molecolari e le Terapie in Oncologia tenutosi a
Barcellona, dove ha presentato i risultati di una sperimentazione
iniziale su donne con tumore della cervice.
Un farmaco poco costoso che potenzia le cure anticancro
Cidofovir,
il medicinale in questione, è un antivirale a largo spettro,
riconosciuto efficace nel trattamento di un’ampia varietà di virus tra
cui gli herpes virus, il virus varicella-zoster, il citomegalovirus , il
virus di Epstein-Barr e il papilloma virus (o Hpv), che è responsabile
della maggioranza dei tumori alla cervice uterina. «Attraverso una serie
di meccanismi, quando le cellule sono infettate da Hpv sono più dure a
morire – ha spiegato Deutsch -. Ma alcune ricerche avevano indicato che
cidofovir può “riportare l’ordine” e fare in modo che le cellule
cancerose colpite da chemio e radioterapia abbiano maggiori probabilità
di venire uccise. Fino ad oggi, però, non si sapeva se fosse sicuro
utilizzare il medicinale in abbinamento agli altri trattamenti
anticancro». Dalla sperimentazione di fase uno (che prevede l’uso di un
farmaco per la prima volta nell’uomo con l’obiettivo d’identificare la
dose massima sicura con cui quel farmaco può essere somministrato ai
pazienti senza eccessivi rischi di tossicità) condotta dai francesi per
ora soltanto su 15 pazienti con carcinoma della cervice localmente
avanzato è emerso che la cura con antivirale non aumenta la tossicità
delle cure oncologiche né le rende meno tollerabili, ma pare invece
potenziarne l’efficacia. «Fino ad ora non ci sono stati molti studi in
questo settore, che è invece interessante – commenta Luciano Mariani,
responsabile dell’Unità HPV alla Ginecologia Oncologica dell’Istituto
Nazionale Tumori Regina Elena di Roma -. La fonte di questo studio è
scientificamente molto autorevole e ipotizza un ruolo
radiosensibilizzante del farmaco che, se fosse confermato dai necessari
studi di fase due e tre (su numeri più ampi di pazienti), sarebbe
importante non solo per il beneficio che ne possono trarre i pazienti,
ma anche perché si tratta di un farmaco poco costoso».
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RispondiEliminaIl dott. Akhigbe cura anche malattie come ...
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